giovedì 5 aprile 2012

Sandro Penna e i fanciulli


                                     SANDRO PENNA E I FANCIULLI
                                       DI AUGUSTO BENEMEGLIO 

Sandro Penna era un poeta dai versi semplicissimi e perfetti ( nacque a Perugia  il 12 giugno 1906 , vi frequentò le scuole con risultati alterni fino al conseguimento del diploma in ragioneria , quando ormai aveva superato i vent’anni ), e come tale  era assolutamente inadatto alla vita, come la  maggior parte di coloro che la  vita la " scrivono" invece di viverla ( Pirandello docet). Penna trascorse  quasi tutta la sua scassatissima vita  in modo schivo e  anonimo , a Roma, tranne un breve soggiorno a Milano, dove lavorò  come commesso in una  libreria del centro ,  ma lo cacciarono dopo meno di un anno, per scarso  rendimento e  inettitudine. Quando ormai aveva quasi trent’anni , trovò un modestissimo impiego  a Roma ( praticamente gli facevano fare il fattorino) presso  l’ ufficio di un avvocato. Lo pagavano talmente poco che era costretto , per arrotondare lo stipendio  , a vendere oggetti i più disparati presso le varie osterie della  capitale. Praticamente vendeva di tutto - dalle lamette da barba alle  pentole e alla biancheria intima -  e da venditore ambulante ci sapeva  fare , perdeva la proprio innata timidezza e imbranataggine... soprattutto  se capitava - e allora capitava di frequente - che riconoscesse qualche  letterato o artista fra i frequentatori del locale...Era talmente povero  che viveva in subaffitto presso una buia e tetra stanza di una vecchia casa nella periferia di Roma...Quando fu scoperto come talento poetico, da  Montale e poi da Saba , con cui divennero amici epistolari, chiese dei  soldi ad entrambi ( 500 lire gli  sarebbero bastate) , ma Saba si professò povero  quanto lui  e Montale si defilò alquanto...Certo, allora c'era una miseria  generale ( parliamo del dopoguerra), ma lui ha sempre - e dico sempre ,  fino all'ultimo giorno della sua vita - il problema di mettere insieme il  pranzo con la cena...(per intercessione degli amici più influenti , Pasolini, Pecora, Bellezza, Raboni,  che avevano cominciato ad apprezzare la sua poesia ,gli fu assegnato il premio Bagutta , ma solo pochi giorni prima della morte) Insomma possiamo ben dire che la sua non è stata una vita molto comoda e lieta...pur non avendo avuto situazione particolarmente gravi e drammatiche, tranne quelle che gli erano derivate dalla sua omosessualità ( come  pedofilo si limitò a desiderarli , i bambini, senza mai toccarli, almeno che ne  sappia io, ma se andiamo in questo campo di artisti pedofili sai  quanti ne trovi...millanta che tutta notte canta).
Felice chi è diverso
essendo egli diverso.
Ma guai a chi è diverso
essendo egli comune. 
    Sandro Penna è un lirico di straordinaria trasparenza formale , che riesce ad immettere a registro , in perfetta sintonia , una squisita  contabilità ( lavorata ma allo stesso tempo elementare)  con una metrica e una sintassi apparentemente tradizionali. 

Amavo ogni cosa nel mondo. E non avevo
che il mio bianco taccuino sotto il sole
Ma in realtà l’una e l’altra sono sottilmente scomposte da una sorta di lieve e struggente tremito interiore , il racconto di un’esperienza umana segnata da una dolorosa vocazione all’estraneità
Ma Sandro Penna è intriso di una strana / Gioia di vivere anche nel dolore.
E tuttavia resa luminosa da una quasi mistica capacità di letizia.  Le sue poesie sono, infatti, delle brevi folgorazioni, delle impressioni liriche,  degli scorci di vissuto che il poeta tenta di carpire dalla realtà sfuggente  del mondo. La rappresentazione dei sentimenti e delle immagini perciò non si  fondano sulla memoria e la trasfigurazione fantastica, ma dalla percezione reale delle cose.
Ma il mio canto d’amore , il mio più vero
Era per gli altri una canzone ignota.
Il linguaggio usato dal poeta è chiaro e di facile  fruibilità, la sua poesia all'apparenza semplice, vede coesistere in perfetto  equilibrio un lessico aulico con un lessico più quotidiano.  Contemporanea, ma sostanzialmente indifferente all’ermetismo , la sua poesia ( una delle più perfette immagini espresse dalla poesia italiana del Novecento) è  difficile da classificare, da catalogare. E’ stata avvicinata da alcuni critici a certi aspetti della poesia di Saba  e da altri, forse a  maggior ragione , ai frammenti degli antichi lirici greci ; altri ancora hanno tentato di  accostarlo , per certi aspetti  a Pascoli, di cui ha risentito indubbiamente qualche influenza. In realtà , Sandro Penna , si esprime in modo assolutamente nuovo, singolare , e la sua poesia ha un carattere tutto particolare, che è suo proprio , “ diverso” da tutti gli altri , irripetibile , e sembra che la sua riuscita abbia del miracoloso, se consideriamo il suo back ground.

Nel sonno incerto
Sogno ancora un poco

S’aggirava nella capitale come una tenera povera ombra sconosciuta . Sbarcava il lunario vendendo oggetti , i più disparati ,  nei ristoranti  romani . Viveva  in una  muffita polverosa stanza in sub-affitto , dove passava ore a spiare dietro le  persiane i giochi rumorosi dei fanciulli dei quartieri popolari romani , quei  fanciulli dal divino sudore erano sacri , come piccoli dei e sono i  protagonisti della sua poesia piena di suoni delicati e malinconie sensuali…
La  sua  poesia  attingeva  alle sorgenti della vita più elementare , fatta di  vibrazioni leggere e di inquietudini , che attraversavano il suo spirito e il  suo corpo con sofferenti abbandoni velati ...una poesia gentile ignara e di  drammatica stupefazione , fatta di angoscia , ma anche di grazia e senso  costante della fuga...Ognuno è solo, ma con vario cuore/ Riguarda sempre le solite stelle

Fuga dalla società, dagli uomini e da ogni responsabilità... Penna  è un   cantore  fragile dell'uomo fragile nudo e  indifeso, colpevole di essere nato, colpevole di ...innocenza... Forse la giovinezza è solo questo/ Perenne amare i sensi e non pentirsene
Prima della seconda guerra mondiale collaborò  alle riviste letterarie "Letteratura", il "Frontespizio", "Corrente" etc, dopodiché riuscì a pubblicare, a sue spese ,  alcune liriche nel libro "Poesie" (1939). Seguirono "Appunti" (1950), "Una strana gioia di vivere" (1956) e altri inediti..

Ma chi sa se la vita somiglia
Al fanciullo che corre lontano
Ma la sua poesia non ebbe critiche  favorevoli  , cominciò  ad essere apprezzata successivamente quando cominciò a diffondersi  una tendenza antiermetica,  tanto che la sua influenza si fa subito sentire sulla "scuola romana" ( Elio Pecora , Pasolini e  Dario Bellezza, tutti omosessuali dichiarati)...Soltanto negli ultimi anni della sua vita , Penna era diventato un vero e proprio caso letterario e un mito, un modello per le nuove generazioni di poeti , ma morì egualmente  povero e  in solitudine, a Roma, nell’inverno del  1977 : “E allora ti verranno incontro  i fanciulli , i marinai e il mare,  e l’alba sui  treni…”



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