giovedì 5 aprile 2012

Il Planetario di Soldano a Nardò

STORIE E LEGGENDE DELL’ANTICO  SALENTO
IL PLANETARIO DI SOLDANO A NARDO’
Di Augusto Benemeglio
1. Abbondanzio 
In quel tempo , viveva nelle contrade di Nardò anche il famoso giullare e libertino provenzale Ludovico Giuncato detto il Sanzapica , figlio illegittimo del Conte Azzuccio VII ,  che , dopo aver a lungo soggiornato a Parigi  e aver composto insieme ad altri goliardi vaganti  " La confessione di Golia" , viveva ormai stabilmente nella "Serra delle Gazze" , che si trovava a metà strada tra Gallipoli e Nardò . Ludovico  sembrava ormai conoscere perfettamente il linguaggio gazze , tant'è che non era infrequente sorprenderlo in lunghi dialoghi con i ladri corvidi. Ma non vanno dimenticati  il vecchio e saggio magistro  Giovan Battista Urso  , uno che conosceva il greco, l'arabo e l'ebraico conosceva il vero segreto della Sfinge, il vero confine tra nord e sud , il mistero delle rondini ieratiche che migrano d’estate ,  e aveva scritto un trattato sulla "Cura dell'Ignoranza", nonché il nobilissimo  Abbondanzio Rausa  che, reduce da un viaggio in terrasanta,  aveva avuto una visione. Un monaco gli aveva parlato , e gli aveva detto , Fai schifo, Abbondanzio, con tutto quel grasso di porco che ti porti dietro, il tuo ventre è una lotta di radici , le tue labbra sono come il cuore di un rospo , odori di malsano, sei nauseante, sei impuro; tu odori di morte e d’inferno. Le tue viscere sono putrescenti, scoppieranno da un momento all’altro. E il tuo corpo sarà trasformato in un otre mostruoso. Abbondanzio si era spaventato molto  e al ritorno, oltreché mettersi a rigorosa dieta e perdere cinquanta chili in pochi mesi, aveva deciso di donare tutti i suoi beni ai poveri , ivi compresi gli abiti che aveva indosso, e poi , ricoperto di un semplice saio , se ne era andato  pellegrino a Roma dove aveva ricevuto  la tonsura ,ed ora predicava nel Salento cantando le laudi di Dio e componendo una musica nuova, che aveva scoperto dentro di sè, usando con strumenti diversi dai soliti, come foglie di magnolie, capase, ciotole, sassi, coltelli, pettini,ecc. Si diceva che nella sua testa ci fosse tutta la musica dell'universo, quella vecchia e quella nuova che stava allora nascendo e questa musica risuonava nella regione  quando la terra si faceva liscia, forma pura, chiusa all’avvenire, confine d’argento coll’Eden, senz’ansie di pioggia o di febbre di mare .
2. Ibn Buhruni 
In quello stesso  fertile periodo di ingegni erano convenuti nel Basso Salento, per spezzare il pane della loro sapienza , un gruppo di mori spagnoli dottissimi, raffinati , di  una civiltà infinitamente più avanzata a quella occidentale, tra cui si ricordano il giovane e brillante Alì Ben-Lighazy , nipote e discepolo del grande Alì Ben-Arhazi , matematico che applicò la regola del tre al teorema di Menelao sopra un triangolo tagliato da una trasversale; si dice che fosse stato lui a suggerire a Federico II  la realizzazione dell’ottagono stellare labirintico di Castel del Monte , il trionfo della razionalità geometrica, ma anche l’oscurità del simbolo e il misterioso ordine dell’universo , simbolo esso stesso , inciso nella pietra , della complessità polisemica , della natura lunare di chi l’aveva voluto. C'era anche Alì Ben-Qahn , discepolo di Ibn-Buhruni , il mitico autore del  "Picatrix" , uno dei primi esempi di previsioni astrologiche  in relazione ai segni zodiacali o le costellazioni reali.
Fu questo famoso arabo  di Baghdad , eccezionale maestro dell'arte astrologica e astronomica, a cancellare  tutti i  talismani e le misteriose preghiere dei pseudo santoni e ciarlatani . E fu lo stesso Buhruni che  con il  "Tractatus Astronomiae" in dieci libri diede una svolta storica al corso di tale scienza. Il suo discepolo Alì Ben-Qahn asseriva che il grande maestro e scienziato avesse scoperto il segreto dell'immortalità, ma poi non volle trarne profitto, ne far partecipe altri della sua scoperta, fatto è che Ib-Buhruni visse comunque l'equivalente di tre vite medie di quell'epoca. In effetti  morì vecchissimo, a centotrentasei anni e mezzo , mentre stava leggendo l'oroscopo alla più giovane e bella delle settantadue mogli del Califfo Omhar.  Con questa eccezionale colonia di studiosi arabi c'era anche un illustre carpigiano, il grande Iacopo Dandini , medico, alchimista, astrologo,  ma famoso per l'orologio a pesi , tant'è che la sua famiglia in seguito  prese il nome completo di Dandini Dell'Orologio Appesi. Il Dandini aveva appreso molto dai suoi grandi maestri  arabi e si considerava un loro umilissimo allievo. C'erano,  infine, matematici ,ingegneri e architetti navali  invitati espressamente dal re che dovevano tenere una serie di lezioni  sul "Libro di Ruggero" tratto dagli studi del grande Alì Ben Marrakesh , che trattava vari argomenti  di carattere nautico. Era prevista una serie di lezioni sulle longitudini e  latitudini, i climi, i meridiani e i paralleli, la vela latina , il timone a poppavia , le carte nautiche presso l'Università di Nardò.
3. Ben Ghazzali
Era presente anche il grande poeta e scienziato persiano Omar Ben- Ghazzali che avrebbe spiegato la vera essenza dell'arcobaleno.A Nardò era davvero l'avvenimento del secolo e tutta l'intellighenzia salentina sarebbe accorsa in quel ricco e colto feudo del terribile Guercio di Puglia, il crudele conte Giangirolamo Acquaviva.
Infatti, per l'occasione sarebbero stati mostrati  tutti gli strumenti per la misura del tempo:  le meridiane e i vari tipi di planetari , orologi ad acqua, orologi anaforici  e soprattutto sarebbe stato mostrato per la prima volta in assoluto il "Planetario" che Soldano aveva regalato a Federico II, una macchina di costruzione meravigliosa che valeva più di cinquemila ducati. Sarebbero apparsi all'interno del globo celeste le figure del sole , della luna e degli  altri pianeti , riprodotti con grande abilità, e con grande stupore e meraviglia essi si sarebbero mossi  azionati da un sistema di pesi  e di ruote, in modo che ,
ripassando ad intervalli determinati, avrebbero indicato l'ora , sia della notte che del giorno , con infallibile precisione, nonché i dodici segni dello zodiaco
con certe caratteristiche appropriate  che si muovevano col firmamento 
contenevano in se stessi il moto dei pianeti...

4. La peste dei genovesi
Era quella un'epoca di transizione. Si era in pieno autunno del medioevo.Un intero mondo stava per finire e uno nuovo sorgeva e c'era un languore, una snervatezza, un senso di finito e infinito,  l'innocenza e la corruzione andavano a braccetto, la bontà e l'odio si toccavano, il misticismo si sposava alla empietà e alla più efferata crudeltà, il piacere dei sensi si coniugava con il cilizio , insomma amore e morte andavano insieme anche allora  ed anche nell'ambito della corrotta e lussuriosa Chiesa c'erano parecchie cose che non funzionavano, grossi problemi da risolvere, nuove sette religiose ereticali, l'Inquisizione, i roghi, le streghe. Insomma , si era in piena e profonda crisi, aggravata dal terribile flagello della peste nera che aveva svuotato città e villaggi. Quella peste nera che  - secondo il cronista più  accreditato dell'epoca, notar  Jacopo Scorrano - , "fu portata da quei dannati genovesi e dai padani, cani arrabbiati e senzadio , giustamente colpiti dalla collera divina che si era abbattuta su di loro a causa delle loro iniquità. Questi figli di Caronte andavano fuggendo su dodici galere in tutto il Mediterraneo, e accostarono alfine nei porti della Sicilia delle Calabrie e delle Puglie con il morbo schifoso della peste nera , che avevano impregnata nelle ossa e nella corruzione del loro fiato . Quando scesero dalle loro galere, chiunque parlava con uno di loro o semplicemente li toccava rimaneva contagiato da questa infermità mortale; era assolutamente impossibile evitare la morte immediata. Cosicché in quelle disgraziate regioni, ivi compreso il Sallentum, ci fu una grande morìa, interi villaggi e città furono sterminate e rimasero vedove delle loro popolazioni. Era l'ottobre dell'anno dell'Incarnazione  del Signore milletrecentoquarantasette.

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