giovedì 5 aprile 2012

Salento minimo

1.Giurdignano
Ascolta, Turista ignaro,
io ti parlerò del Salento minimo , sconosciuto , senza clamore , dei luoghi  silenziosi dell’”altrove” che puntano verso est , come i dolmen e i menhir di Giurdignano, Giardino Megalitico d’Italia ( Arthur Clarke , l’autore di Odissea nello Spazio, per il famoso monolite , ha trovato ispirazione qui da noi, dice Alberto Signore), di Minervino ( patria de “Li Scusi” , uno dei più famosi dolmen ) e di Ugento,      una delle più importanti città messapiche, al tempo di Artas, superbo re che cavalcava due cavalli di rame, insieme.  Ti parlerò anche dei ricami forse inutili dei fili d’erba e del  giglio , del ragno e della farfalla , di quel gomitolo senza peso , ma spesso aggrovigliato e dimenticato  che è la nostra anima , e che chiede una sosta , un  respiro , un viaggio circolare verso est .

2. Gallipoli
Ascolta, Turista Ignaro,
voglio dirti della  magica commistione salentina di odori, pietre e sapori , dalle fave pasticciate cotte nella pignata alle notti del diavolo di  Soleto , nei pressi di Galatina , dai Negro Amaro, i migliori rosati d’Italia, divenuti anche musica , suono emblematico del Salento , grazie ad un animale da palcoscenico come Giuliano Sangiorgi e la sua band fatta di  fuoco e sangue ; ti parlerò dei mustazzoli di mandorle e cioccolato e dell’arabesco elaborato e contorto che fascia certe città da memorie islamiche come il centro storico di Gallipoli, con i suoi vicoli ciechi , le ramificazioni tortuose , la quiete e l’isolamento della corte , le sue torri dove sembra che da un momento all’altro s’affacci il muezzin .

3. Otranto
Ascolta , Turista Ignaro ,
non devi mai dimenticare che il Salento  nasce dal cuore dell’Egeo, e tutto quel che tu vedi , i paesi invasi dalla luce del sole ,  le architetture fatte da un dio della labilità, la levità , il bianco accecante della calce ,  la pietra di miele chiaro , fa parte di quell’atmosfera onirica , di un sogno architettonico poderoso , un senso di infinito. Prendi Otranto , ad esempio , c’è  tutta una letteratura alle spalle della città , c’è la storia che stranamente non si trova sui libri di testo , e poi c’è il mosaico di Pantaleone , un monaco forse tedesco , un’enciclopedia delle immagini depositata nella cattedrale , è una delle cose più importanti d’Europa. Otranto è una città dell’abbagliamento  del bianco con la luminosità opprimente del mare , che sembra vetro fuso , ma è anche città a forma di montagne russe . Disse un grande scrittore , Credevo di arrivare in cima e poi precipitavo tra ombre e luce . Questo è il Salento.   Comunica dappertutto un ‘impressione così forte e totalizzante , definitiva , da lasciarti senza respiro ; ha una bellezza così struggente , i colori, i profumi sono così forti che  t’invadono  i sensi e l’anima senza che tu te ne accorga. Questo è un paese, una regione  che non andrà mai a fondo perché è ricco di inventive, perché è una civiltà pudica e rispettosa del mondo contadino. Tra i lecci, la quercia  spinosa e la rara vallonea, o in quell’impenetrabile e maestoso viluppo d’arbusti che talvolta crescono sino allo stadio arboreo , ci sono i muretti a secco , segni limatanei di forte semantica paesistica , ci sono testimonianze di insediamenti rurali che affondanole loro radici nei secoli mediavali, resti di un habitat disperso , segni di religiosità popolari, edicole votive dedicate al miracoloso Crocifisso della Pietà di Galatone, con le braccia a tergo, vittima immolata della crudeltà dell’uomo.
Il culto del Cristo sofferente , che è elemento di identificazione della comunità, la maglia antropica , l’esaltazione della croce , lo troviamo nel  Cristu ti tabelle  morso dalla tarantola.


4. Il Ciolo
Ascolta, turista ignaro,
se vai lungo la strada Gallipoli-Leuca, fermati tra  i mmunatori  ( rimondatori) degli ulivi di  Presicce e Acquarica del Capo, che trasformano un giovane ulivo inun ampio calice traslucente, con le loro memorabili  rimonde eseguite a pizzu te forfice  , e poi dopo aver racimolato una giornata di lavoro tutti a bere mieru nel profumo di aranci selvatici. Fermati poi al Ciolo, a due chilometri da Leuca verso Tricase , terra di Giuseppe Codacci Pisanelli , che declina lentamente dalla Serra del Cianci , e vedrai uno spettacolare salto di 40 metri, un profondo canyon scavato ne corso dei millenni dalle acque meteoritiche , un passaggio sommerso che immette in un laghetto sotterraneo d’acqua salmastra, una galleria subacquea sotto il ponte  del “Ciolo”  ( il ponte delle gazze)  dov’era l’ultima foca monaca dell’Adriatico, osserva le spundulate, doline di crollo , fermati a fotografare l’asfodelo mediterraneo, dai petali bianchi rapiti dal verde , il fiore sacro dei morti, e le rare piante che crescono spontanee sulle sponde di un territorio dove nacquero le vicende del mito , in un paesaggio che ricorda l’antica Grecia , coi suoi tratturi, balze, scogliere a picco sul mare , anfratti che si aprono tra le rocce e tra le pietre dei muretti a secco.
Chiedi il succhia miele , che non è un Campanellino di Peter Pan al vento , ma un biancospino che ti ronza nelle orecchie , fiori di campo,  fiori pazzi che hanno la grazia abbandonata e selvatica, ma anche la salsa pariglia infestante che fa buttar sangue al contadino , però cura l’influenza, i reumatismi e gli eczemi.
5. Torre Vado
Vai a  Patù , dov’è il monumento funerario detto  Centopietre , realizzato con monoliti  di Vereto , antica città messapica , poi scendi alla Marina di Torre Vado , e se nel cammino ti dovesse apparire Cristo con gli apostoli non sorprenderti più di tanto. Qui , in quest’atmosfera senza tempo , si puo’ ricreare in qualsiasi momento il quadro evangelico di una regione folgorante come una visione tenera,  come una preghiera che avevi nel cuore da sempre e te ne eri dimenticato, o ti vergognavi di tirar fuori. Ci sono ulivi e fichi con tramonti di sangue ,  e il terreno brullo tra case bianche e arabeggianti, un orticello, e quel filo azzurro che era il mare , uva dolcissima e pomodori piccoli , la campagna silenziosa, mistica e misteriosa: c’è la dimensione esatta dell’Eden.

6. Le Veneri di Parabita
Ascolta, Turista Ignaro.
Vieni a  vedere , da mare a mare , nella terra di mezzo , gli  sguardi di pietra scolpita, di ostrica gelosa e ruvida , di barlumi , presenze  fantasmiche e  immemori,  Enea , Idomeneo, Artas , la sirena cieca , che vanno e vengono dal canale d'Otranto come viandanti del mito ; e poi ombre umide , angoli, dimore, anfratti, torri costiere, grotte marine , goccia a goccia, pietra a pietra , roccia e vento, acqua e luce, case, corti, segni celati dalle pietre, metafore e simboli... Salento minimo e infinito
Vieni con noi a fare trekking dello spirito nei santuari della preistoria, a Parabita , città forte e turrita con il palazzo Castriota , dove c’è la grotta delle  Veneri , due statuine che risalgono a ventimila anni fa; e poi vai alla grotta dei Cervi, dove c'è l'arciere celeste di Porto Badisco. Guarda i pittogrammi e gli ideogrammi che segnano la mutata concenzione cosmica di tutte le genti. Ma osserva anche  il grande sbadiglio del pescatore di mazza , che ti aspetta lì , davanti alla grotta ,  col basco nero , mezzo addormentato , addossato sul muro scrostato  dalla salsedine . E , dietro di lui  , sguardi occulti , misteriosi , da cripta bizantina...

7. Fila circolarmente ad est
Questa traiettoria di nuovi sguardi  andrà a finire  nelle ragnatele della tua  vita  e farà un po’  le pulizie pasquali . E NON starci troppo a  pensare, caro Turista Ignaro ,affrettati a partire  perché “quando si esita tra parecchie vie si prende sempre la più dolorosa”. Crediamo di avere sempre tempo , ma purtroppo non è così. La vita se ne va in fretta , come la nostra luna d’infanzia , e tante cose che avevamo progettato non le faremo mai. Ma qui , nella terra d’Otranto – ricordalo - puoi  venie fiducioso , qui forse puoi ritrovare il lento ritmo del tempo, le strade piene di cielo , il suono-nenia e la nostalgia dell’oriente , qui puoi investire nell’essere . Ma devi – come disse il poeta - filare circolarmente ad est , verso est con mare sottovento , mare che strabocca . E poi , quando arrivi, ricordati: bisogna raspare il cuore , il cuore, il cuore.

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