giovedì 5 aprile 2012

Le pisciaconche e il direttore

Le pisciaconche salentine

di Augusto Benemeglio



                                              Dedicato all’amico Nicola Apollonio


1.     Il direttore

Stavo al Nobu di Milano, col mio amato Direttore , Nicola Apollonio , qualche tempo fa, e abbiamo chiesto al maitre se conosceva “Le Pisciaconche”.

 “Pisciache…?”, hanno detto in coro lui e gli altri camerieri che evidentemente avevano allungato l’orecchie. Signori, Signori, - è intervenuto il direttore  dall’alto della sua maestosa imponenza (quasi due metri d’altezza)   intimorendoli non poco, -  innanzitutto contegno, dignità, professionalità. Via, via quelle bocche spalacancate, quegli occhi sbarrati, quell’aria da imbecilli fritti e rifritti. Voi siete del Nobu, dove vengono Clooney e la Canalis, De Niro e Madonna, Armani e Valentino, vero?

Sissignore!!!

E allora non è possibile  che al “Nobu” ci sia questo servizio inqualificabile per il livello della griffe. Tra voi ci sono camerieri che assomigliano, con tutto il rispetto , a Rosy Bindi senza baffi, e non sono in grado di offrire alcuna spiegazione dei piatti proposti. E’ inaudito  che non si sappia di un riccio di mare in tempura, peraltro presente in carta. Voi con aria più da ebeti che da strafottenti sostenete che, Caro Signore, ahimè, ahitè, ci dispiace, ma non è stagione di ricci di mare. S’informi, caro Signore, s’informi….Ma ceccazzo dite?

Ma… Signore…si moderi, per favore!
(Anch’io cercai di calmarlo un poco, ma ormai il direttore era partito per la tangente, pur conservando intatto il suo stile, la sua eleganza, la sua divertita ironia) .

Ovviamente, quel che voi affermate è una grossa minchiata degna degli asini bigi calzati e vestiti qual  siete. Intanto, vi domando: se non è stagione , perchè allora lo lasciate nel menu?
Silenzio.
E poi – please – ( fa cenno al Maitre di avvicinarsi all’orecchio), basta un colpo di telefono a San Foca, a Porto Cesareo, a Porto Badisco, per non dire Gallipoli, che è la sacra patria dei ricci. Certamente voi non sapete che al Riccio hanno fatto perfino un monumento, un’opera d’arte di gran pregio…informatevi, per favore. E poi basta chiedere del mitico Pici Tappo, che suona danza e canta meglio di Fred Bongusto, e in giornata vi arrivano quanti ricci volete, freschissimi, appena pescati , con esclusione di maggio-giugno, s’intende, ma solo per fermo biologico….Ma io non vi dico Gallipoli,  basta che andiate alle Pisciaconche.

Pisciache?

Ma sì, sì, Pisciaconche, possibile che non capiate un beato ca***?
Ma Signore!
Tappatevi la bocca, please, carini, vi conviene. E lasciate perdere quell’urlo del nome all’ingresso, “Nobu!!!!!!”, che è davvero una cosa insulsa e penosa fatto da voi camerieri alla Rosibindi, o alla Fassino , maitre alla D’Alema…. Quel grido, a Londra, è tutt’altra cosa, è lanciato da camerieri eleganti, belli, allegri, simpatici, voi basta che vi guardiate allo specchio per sputazzarvi addosso da soli!
Ma Signore!!!
E poi quell’accoglienza alla reception, un manifesto di vaffanculo che si legge sui vostri volti da Pluto, il cane di Topolino ,  sulle vostre labbra cascanti, nei vostri occhi da pesci fradici. Voi dite a me, a tutti i clienti, con la bocca chiusa, “Non te ne potevi stare a casa, brutto stronzo!…”, e questo – ve lo assicuro – è un grido che sentono tutti. Per non parlare dei piatti, uno peggio dell’altro, con certe zaffate di cipolla che non ricordavo dal tempo dei condomini degli sfollati degli anni  cinquanta, e quel tè freddo versato in un bicchiere non ad hoc, è un vero insulto nel tempio di Armani, il più grande stilista italiano che ha inventato il rigore delle forme. A Pisciaconche  non ci sarà Armani , né De Niro, nè Madonna, né Clooney con la Canalis, - peggio per loro , -  ma  vi assicuro, è tutt’altra cosa.

Che c’è a Piscia….?

2.Il posto delle fragole
C’è un posto, amigo, - dico io -  che è un dramma e un incanto. E’ il posto della pietra glabra caotica rocciosa tutta butterata , quella pietra è una silente quinta paesistica gettata sul mondo pastorale salentino. Tu chiudi gli occhi per un momento ed io ti faccio vedere il  nostro posto delle fragole.
Ecco , guarda, è lì  Pisciaconche, con il fondo campestre  ormai sfigurato   da un’edificazione mostruosa che guasta i filari degli uliveti e le arterie rotabili, gli sfilacciati sentieri, i terreni nudi e le acque di palude, e tuttavia ti rotola dentro come  le rocce grigie del sonno, con i muretti a secco , i salici sullo steccato e i gelsomini col loro piccolo cuore bianco.  Ecco Pisciaconche, riparo rustico, un varco tra le pareti che accoglie le amorose piante tra la brezza ondosa dei capelli delle ragazze, tutte sicure di sé stesse, con la loro bellezza mediterranea prepotente, tutte pronte a mangiarti cogli occhi, ma poi a pretendere molto da te.Ecco Pisciaconche dalla sobria sagoma, la netta architettura sull’architrave sormontato da una lucetta, e il mortale prato di lune e di sangue vecchio. Ecco Pisciaconche, con l’ossatura della dimora assalita da cespugli di mirto e lentisco, una quinta arborea, un alloro che spicca per portamento e fa da sfondo al vecchio trullo, una cattedrale di calce.

3.Naufraghi del tempo
Ecco Pisciaconche, l’inconsueto profumo del mirto e il fragore dei papaveri, che è stordimento, appagamento, e noi siamo come naufraghi nel tempo, naufraghi di un’altra civiltà. Ecco Pisciaconche, un viottolo che il tempo ha cancellato, porzione macchiosa, residuo di boscaglia di lecci che lambiva la fascia marittima, varco tra gli arbusti, rigoglio di corbezzoli, mirto, rosmarino, ginestra spinosa, lentisco fillirea, alloro ancora , e l’ erica rara. Ecco Pisciaconche, con il suo substrato roccioso, ultima barriera di cristallo, salvaguardia di brani esaltanti, di smacchiamenti, dissodamenti, ultima coperta silvana, sogno libero di norme oppresse, sapore di fiamma e d’edera fresca.Ecco Pisciaconche, macchia del pagliarone, superba  rosa selvatica  nell’alto giardino dei desideri , e possente muro a secco, segno limitaneo di forte semantica paesistica, maestoso sviluppo di arbusti vari.Ecco Pisciaconche . che è poesia  che s’incontra per strada, che si muove con le sue mille braccia , i suoi profumi ,  che ti viene incontro , che ti sfiora  come il volo di una farfalla rosa nella penombra della sera  , il nulla che si fa carne , che ci passa accanto  ogni giorno , ed ha l’aspetto di un contadino scuro ,o  di una raccoglitrice
d’ulive , verde, se ne  percepisce il movimento nell'incedere obliquo di un cane , nel vento che fruga le teste degli alberi , in noi stessi, nel silenzio dei pensieri. In ciascuno  di noi c'è la poesia, e la trovi  se vai in posti come nelle Pisciaconche salentine

4.Leccese ubriaco

Il direttore mi guarda e mi fa toc toc sulla spalla sinistra , poi  mi risquadra , mi guarda ancora , sottecchi , ride cogli occhi ,  poi  frena bruscamente i miei voli pindarici , sussurrandomi all’orecchio, Amico  mio , guarda che lu “piscia- conche”  che io conoscevo  fin da ragazzo  era un leccese ubriaco che  passeggiava   durante la notte per le vie della città , cantando romanze senza senso  e orinando nelle buche stradali che gli capitavano a tiro.   
Beh, director amato , pure quella è poesia,  in fondo , o no?
E ridiamo insieme.

Ma facciamo un passo indietro. Rieccoci al Nobu, il locale milanese di grande reputazione gastronomica, il posto ideale per trascorrere una serata chic, il luogo per essere visti, quello per vedere i Vip, le veline, le letterine, i calciatori, il locale degli uomini e donne famose, non c’è più spazio per la distinzione tra ristoranti di pesce o carne, tra quelli di cucina tradizionali  o di nuovelle cuisine, il cliente è al centro del mondo, pardon del locale. Siamo appena entrati . Ecco i camerieri che si avvicinano.
Replay:
Il Signore vorrebbe ricci di mare?…
Ahimè, Signore, non è stagione….
Vada a Pisciaconche, allora, e vedrà che ne trova quanti ne vuole.
Piasciache?

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