venerdì 9 marzo 2012

Le cammellate di Maometto

LE CAMMELLATE DI MAOMETTO


                                                             DI AUGUSTO BENEMEGLIO

1. La cammella col burqa di Oriana Fallaci.  

Dopo i danesi e i francesi, anche la grande Oriana Fallaci , poco prima di morire , fece la  sua “cammellata” su Maometto . Una vignetta in cui veniva  raffigurato  con le sue nove mogli, fra cui la bambina , che secondo lei avrebbe sposato a  70 anni suonati ( ma in realtà Maometto era morto prima, a 62 anni) , e  le sue sedici concubine. E poi nella vignetta  ci mise , con il burqa, la mitica cammella di Maometto , Qaswa che ,  lasciata senza briglie, scelse il primo luogo del culto musulmano , il più sacro dell’Islam dopo la Kaaba , ovvero la moschea di al-Medina, dove sono conservate le spoglia del profeta di Allah, il principale edificio pubblico e l’emblema  stesso della società e della  “città dell’Islàm” ,  nonché  dell’intera  Umma, ovvero la nazione musulmana, che è tornata  a far sentire la sua voce non solo dall’Arabia , ma da  tutto il mondo , dal Suriname alla Bosnia , dalla Francia all’Indonesia ( sono oltre un miliardo e mezzo  e la maggioranza è composta da musulmani non arabi)e perfino dall’Italia.

2. Maometto rimase sempre un beduino  

“Ma la mia matita, per ora, - disse la Fallaci - si è infranta sulla figura della cammella col burqa”.
 E ciò non è a caso , tenuto conto che di cammelli e cammellate è  piena la storia di Maometto , il nobile beduino , che  fu  un valente cammelliere  e un capo “carovaniere”, una sorta di capitano di quel mare di sabbia che è il deserto , uno abituato a orientarsi con le stelle , a vivere di poco o di nulla , prima di diventare profeta. Ed in fondo , anche all’apice della fama e della gloria , Maometto rimase sempre tale , un beduino del deserto. Per questo modellò  un sistema territoriale simile a quello delle stelle. Infatti, se ci fate caso , le città islamiche che punteggiano l’immenso  territorio aperto  dell’Arabia sono idealmente unite come a formare le figure delle zodiaco. “Nobile è soltanto chi possiede un cammello” ,dicevano gli antichi nomadi , un animale di  fondamentale importanza per la vita dei beduini nell’Arabia del VI secolo, epoca in cui nacque appunto Muhammad, figlio di Abd Allah, nipote di Abd al-Muttalib, uno dei capi Clan  dei Qurayshiti, ovvero della “tribù degli squali”, come quelli che infestano le acque del Mar Rosso e del golfo Persico, a est e ovest della penisola arabica. 

3. Muhammad , il più lodato.

Il  nome Muhammad significa il  più lodato” (il profeta annunciato da Gesù, secondo l’interpretazione musulmana di un passo del Vangelo di Giovanni) ,- glielo aveva dato  proprio suo nonno, perché  Maometto era rimasto orfano di padre ancor prima di venire al mondo. Com’era consuetudine , nei clan dei notabili, subito dopo la sua nascita,  Maometto viene affidato ad  una famiglia nomade , che lo forgia  al clima e alle durezze del deserto, nutrendolo con il buon latte di cammella . Poi , tornato nel clan , si ritrova orfano anche di madre (muore quando il piccolo ha  appena sette anni) , e senza parenti in linea diretta , perché subito dopo gli muore anche il nonno .Si occuperà di lui lo zio Abu Talib , nuovo capo clan , commerciante abile e onesto, ma  con una famiglia numerosa e senza eccessive risorse. Lo zio lo porta con sé , nei lunghi viaggi delle carovane attraverso il deserto , e Maometto cresce come tanti giovani beduini, senza particolari doti , ma diventa un profondo conoscitore di quei luoghi e  quando è in groppa ad un cammello egli si sente felice , sicuro di sé,  ha il piglio del capo. E  come tale si farà  notare , più tardi, da una ricca vedova , che  gli affida le sue importanti carovane e la sua preziosa mercanzia lungo
le infide strade , a lui ben note , della Mecca, regione che si trova a metà strada tra l’Arabia del Sud e la Palestina bizantina, crocevia delle piste dirette verso l’Egitto, la Siria , la Mesopotamia e lo Yemen , passaggio obbligato lungo la via che attraversa l’Arabia, da nord a sud,  celebre per la sua sorgente e , soprattutto, per il santuario della Kaaba (la casa di Dio) , un enorme cubo di pietra , alto quindici metri , largo dodici e profondo dieci , che racchiude la Pietra nera che l’arcangelo Gabriele avrebbe dato ad Abramo e a suo figlio Ismaele , all’epoca della costruzione della casa di Dio. Ma presso la Kaaba , che rappresentava , nella concenzione geografica araba, il centro del mondo, venivano allora adorate le più disparate divinità , da Hobal, l’idolo dalla cornalina rossa alla dea al-Lat , e al-Uzza, l’onnipotente, e ancora  al-Manat , che recide il filo dei destini umani. Era la Kaaba una sorta di museo delle divinità, e ciascun pellegrino era libero di venerare i propri dei. Se ne contavano più di trecentosessanta . Gli abitanti della Mecca erano molto tolleranti, in fatto di culto. Più pellegrini affluivano e meglio era per le loro casse.


4. Maometto si commuove per il pio cammello dal dolce sguardo.

L’orfano e  povero Maometto ( ha quasi venticinque anni e ancora non è sposato perché nessuno del parentado gli dà una moglie)  va e viene  da quel mare di sabbia inospitale , che è il deserto , consumando i suoi  giorni e le notti a dorso di cammello.
Durante queste lunghe “cammellate”, il giovane Maometto , tra l’infinita sabbia e l’infinito cielo sempre uguali, con un pugno di datteri e pane d’orzo, riflette sulla sorte  degli uomini e degli animali  e sul senso della vita. Il cammello, animale meraviglioso , capace di percorrere  cento chilometri in un giorno , di portare carichi fino a duecento chili, di sopportare il fuoco della sabbia del deserto e  la terribile sete… Si commuove per il  pio cammello  dal dolce sguardo , che porta merci e pellegrini nei luoghi santi ,  così generoso nel dare tutto di sé , latte, carne, lana per vesti , pelli per selle e sandali , fino ad  essere offerto in sacrificio all’ospite di turno. “Non c’è dubbio che per il beduino il cammello rappresenta la prima vera ricchezza, quasi la vita stessa,  la possibilità di sopravvivenza , ma subito dopo  viene  la “parola” (“ L’inchiostro del sapiente è più sacro del sangue del martire”.  E nel  deserto la parola vale più dell’oro. Cosa sarebbe  l’uomo, raggio di sole e ombra che cammina senza scopo e senza senso, se non ci fosse la parola? I grandi palazzi costruiti sulla sabbia, come a Palmyra, sono andati distrutti; un giorno le città
 diventeranno rovine, ma la parola è magica, potente e invisibile come il vento tra le dune. La parola trasforma . E distrugge. La parola è il verbo divino”. Maometto si è incantato ad ascoltare i poeti nella fiera di Okaz , intuisce quanta duttilità e ricchezza vi sia nella metrica della poesia araba,  talmente rigorosa da rasentare  la perfezione. Vede coi suoi occhi  come la poesia riesca a commuovere  profondamente i beduini, tocca le loro corde, la loro sensibilità, colpisce  la loro immaginazione ,esercita un tale fascino e una magia  da far dire loro che sono  i “ginn” (i demoni) che   suggeriscono al poeta le sue mirabili  espressioni. I beduini s’incantano ad ascoltare i racconti della madama un genere letterario tipico della prosa araba. Sanno che la parola può essere un’arma più temibile della sciabola , sanno che i versi del poeta, diffusi attraverso il deserto, rendono immortale un’impresa gloriosa , ma possono anche macchiare per sempre l’onore di una stirpe. Non c’è fortuna, dunque, per una tribù, senza poeti.


4. Non poeta, ma ottimo cammelliere

Ma la fortuna di Maometto, al momento, non è quella letteraria ( sosterrà sempre di “non essere poeta”), ma quella che gli deriva dall’essere un ottimo cammelliere , dotato di un certo fascino magnetico , tale da non far rimanere  indifferente la sua datrice di lavoro che lo osserva dall’alto della sua torre  mentre conduce la carovana e lo vede circonfuso da una nuvola d’oro , che lo ripara dall’ardore del sole. Insomma,  Khadigia , la ricca vedova quarantenne s’innamora  perdutamente di lui  e nonostante il suo clan sia  contrario alle nozze,  lo sposa dopo soli due mesi, nel 595. Ed è così che Maometto  viene introdotto nell’elitè della società del tempo e comincia a conoscere  persone sagge  e sapienti , ma anche influenti , che fanno parte del clan della moglie , e in pochi anni diventa anche lui  persona stimata e influente, uno che fa sempre meno passeggiate sul cammello  per applicarsi allo studio, all’approfondimento, alla riflessione, uno che ha qualche idea in testa e la manifesta in modo critico , talora provocatorio per quella che era la società del tempo, che gli sembra interessata solo a questioni materiali. Ma fino a quarant’anni conduce – tutto sommato-   un’esistenza abbastanza anonima, se pur agiata , niente a che vedere con le “cammellate” che verranno in seguito.  Intanto la moglie sembra fargli dispetto e mette al mondo solo  femmine , per cui viene disprezzato dagli altri membri del clan ( le figlie sono un peso notevole, tant’è che se c’è carestia vengono sepolte vive appena nate ) . Per gli arabi non avere figli maschi è un grave disonore ( è come essere mutilati, impotenti), tanto più che la consuetudine permette una poligamia quasi illimitata. Ma Maometto è troppo legato a Khadigia e vuole rimanerle fedele. Viene premiato, la moglie gli dà due maschi, ma  sia il primo che il  secondo muoiono dopo pochi mesi. Allora si mette il cuore in pace e decide di adottare  due ragazzi, il giovane cugino Alì , e uno schiavo di nome Zayd. , da lui affrancato.


5. Tu sei l'inviato di Dio, il profeta di Allah


E’ ormai invecchiato e ingrassato, si sente oppresso da qualche cosa , è sempre teso , alla ricerca di risposte concrete all’ansia dello spirito che lo pervade. Si allontana sempre più spesso dalla città e se ne va a meditare in una grotta sul monte  Hira, un luogo arido, spoglio , dove nulla può distrarre lo spirito, che dista qualche chilometro dalla Mecca . E su questa  roccia nerastra  che verrà chiamata “montagna  della luce” gli appare l’angelo Gabriele , dotato di seicento ali, il messaggero di Dio, venuto per annunciargli il suo destino: “Tu sei l’inviato di Dio, il profeta di Allah”.
 E’ l’intermediario , la voce di cui Allah si serve. Ha la missione di “ recitare” agli uomini ciò che la Voce Divina gli ordina di trasmettere . Ed ecco il qu’ran, ovvero il Corano per la sottomissione alla parola di Dio, Islàm ,che deriva dal verbo aslama ( sottomettersi) e il suo participio è muslim (musulmano) , ovvero colui che si sottomette, che obbedisce. La novità, rispetto ai profeti che hanno preceduto Maometto ( Adamo, Abramo, Mosè, Gesù) , è che la Rivelazione, l’Illuminazione, viene dettata in lingua araba , che viene così elevata al rango di lingua sacra. Ed ecco la scrittura farsi arte calligrafica , perché d’ora in poi le lettere dell’alfabeto arabo rappresenteranno le parole sacre del Corano ed esprimeranno graficamente il nome di Allah e del suo Profeta, nomi che talora occupano gli interi muri di una moschea.


6. Ora verranno tempi duri per te...


Ma ora – gli preannuncia il nipote di Khadigia , Waraqa ibn Naufal, che conosce bene le scritture ebraiche e cristiane – verranno tempi duri per te, Maometto. E infatti è subito indifferenza, poi disprezzo, ostilità , minaccia da parte del suo stesso clan ,che cerca di convertire alla nuova religione. I suoi primi discepoli rimarranno a lungo una cerchia molto ristretta , sua moglie , i suoi figli adottivi e un ricco mercante, Abu Bakr, che l’aveva conosciuto e apprezzato e gli era diventato amico, prima ancora che divenisse profeta. Poi s’aggiunge qualche artigiano, qualche schiavo riscattato dalla generosità dello stesso  Abu Bakr,  un pugno di gente umile e disperata, che non esita a credere, non avendo nulla da perdere. Maometto continua ostinatamente a predicare ai  Qurayshiti : - Vi porto la felicità di questa vita e di quella futura, Dio mi ha  ordinato di chiamarvi a lui. Chi di voi vuole sostenermi in quest’opera e diventare mio fratello, mio esecutore, mio vicario?-  Questi, che all’inizio lo deridevano , col passare dei giorni  non lo sopportano più, gli dicono che è diventato magnun (pazzo) a predicare di questo dio unico , nato dal nulla e che non ha figli, e che non tollera altre divinità , gli dicono di tornarsene  alle sue pecore e cammelli. Alcuni temono che possa predicare l’abbandono del santuario della Kaaba , e la soppressione dei pellegrinaggi  che costituiscono la loro fonte di guadagno. E fanno pressione sul capo clan , affinché conceda loro carta bianca. Ma questi resiste alle pressione. E continua a proteggerlo con lo spirito di solidarietà tribale anche dai continui assalti del resto dei mercanti della Mecca , che mettono alla prova Maometto, gli chiedono di far miracoli ( fai scorrere fiumi azzurri nel deserto, come in Siria , fai tagliare in due la luna) e lo deridono quando lo sentono parlare  di resurrezione dei corpi,  giorno del giudizio, abolizione degli idoli della Mecca. C’è chi dice che è un indovino, uno stregone, un poeta indemoniato , un invasato in preda ai ginn ; altri dicono che è  un uomo pagato dai cristiani e dagli ebrei.La sua vita è più che mai nelle mani dello zio Abu Talib, colui che gli insegnò il mestiere di cammelliere.


7. Maometto è un uomo solo


E ora , mentre sta pregando alla Kaaba , proprio gli intestini di una cammella appena sgozzata gli vengono gettati  sulle spalle da Abu Ghal , il peggiore dei suoi nemici. Maometto è un uomo solo. Senza clan, senza più risorse economiche (il commercio di Khadigia è rovinato) , con pochi seguaci , i più poveri, i derelitti, gli stranieri e gli schiavi di Medina , che vengono duramente perseguitati dai Qurayschiti . Le cose non potrebbero andare peggio. Ci sono , inoltre, inevitabili conflitti all’interno della piccola comunità, la situazione è insostenibile. Devono andarsene, non c’è altra soluzione. Provvede affinché un gruppo di musulmani emigri in Abissinia dove verranno  ben accolti dal  Negus, un re cristiano, che ha simpatia  per questa nuova religione che gli sembra non discostarsi troppo da quella cristiana. Da parte sua, ha intenzione di andare a  predicare sulle alture di Taif, dove era stato da bambino, nel periodo di formazione. Nel frattempo,  uno dei  Quaryschiti più feroci , il gigantesco e fiero Omar ibn al-Khattab , decide di farla finita  con Maometto. Sta venendo ad ucciderlo con le sue mani, ma lungo il percorso , ad Omar  ( che diventerà uno dei più famosi califfi dell’Islam) succede quel che era accaduto a San Paolo sulla strada di Damasco: si converte , e questa importante  conversione sembra dare nuovo entusiasmo e vigore alla giovane comunità. Ma non è così. Non ci saranno altre conversioni significative.La causa dell’Islam sembra condannata. Anche Maometto è ormai in pericolo,  perché lo zio Abu Talib è morente e non ci sarà più nessuno a proteggerlo. Chiunque può impunemente ucciderlo, venderlo come schiavo, torturarlo, tanto nessuno lo difenderà o vendicherà la sua morte. I vicini gli tirano addosso frattaglie di pecora, e mentre sta pregando un ragazzo gli getta della sabbia in testa .Bisogna lasciare la città maledetta, tanto più che in quell’anno luttuoso , siamo nel 619, gli muore anche la moglie Khadigia , la sua consigliera, amministratrice , fedele compagna, per venticinque anni. E’ un grande dolore, ma Maometto proibisce a se stesso di piangere la morte della moglie e dello zio. Al tramonto si mette in viaggio per recarsi a  Taif , un’importante città commerciale legata allo Yemen, situata su una collina, un rinomato e verdeggiante luogo di villeggiatura , in cui pensa di stabilirsi definitivamente. S’incontra con il clan dominante  dei Banu ‘Umayr . Predica loro la nuova religione. Non solo non viene  ascoltato, ma viene invitato ,qualche giorno dopo,  a lasciare la città . Mentre cammina gli abitanti gli tirano dei sassi, gridando vattene. Con le gambe coperte di sangue , dopo tre miglia si ferma in cerca di riposo in un giardino . Il proprietario , mosso a compassione, gli manda alcuni grappoli d’uva per mezzo di uno schiavo cristiano e il profeta allungando la mano verso il frutto dice: “Nel nome di Dio”. Sono le parole che ogni devoto musulmano pronuncia prima di iniziare qualunque  lavoro o di toccare il cibo. Abbandonato da tutti, Maometto si rifugia sul monte Hira , poi ritorna alla Mecca nel periodo del pellegrinaggio e riprende a predicare alla folla convenuta da ogni parte dell’Arabia. Solo sei  ascoltatori si mostrano interessati alle sue parole, sono uomini di un clan di Yatrib, un villaggio che era un insieme di capanne e di fattorie disperse in un oasi circondata da rocce e colline, che assunse poi il nome di Medina, o Città del profeta.


8. Il primo giuramento di Aqaba

L’anno seguente cinque di essi –convinti che Maometto sia il Messia atteso dagli ebrei e comunque l’uomo giusto per risolvere le beghe interne alla città – vanno di nuovo alla Mecca per il pellegrinaggio , insieme con altri sette e formano i tradizionali “dodici”, come gli apostoli di Gesù. Si riuniscono presso le montagne di Aqaba , nelle vicinanze della Mecca , e prestano il Primo Giuramento di Aqaba . Maometto chiede agli abitanti di Yathrib di proteggerlo come farebbero con le loro figlie e le loro donne. Per questo il giuramento fu chiamato in seguito anche “giuramento delle donne “.E’ la svolta. Maometto taglia  definitivamente ogni legame con la propria famiglia e afferma che la legge del clan è superata : non sono i legami di sangue che contano , ma i patti di alleanza fondata su un ideale comune. Alla tribù succede la comunità, la umma.

9. La riconquista della Mecca

L’anno dopo, siamo nel 622, settantacinque pellegrini  giungono da Yahtrib, settantatre uomini e due donne, e giurano a Maometto che combatteranno per lui. E’ il giuramento di guerra. Maometto è diventato un capo, non un capo tribù, ma il capo di un popolo, come Mosè. Maometto lascia la Mecca, sua città natale, verso l’esilio di Yathrib. E’ la famosa ègira ,l’emigrazione , che per i musulmani segna l’inizio di una nuova era . Essa rappresenta una vera e propria cesura geografica , psicologica,  sociale ed epocale. Il 22 settembre 622 dell’era cristiana Maometto raggiunge l’oasi di Yathrib , ma la tradizione musulmana fa cominciare il primo giorno dell’ègira il 16 luglio, cioè il
primo giorno dell’anno lunare, che dura trecentocinquaquatto giorni , calendario su cui basano il loro tempo i musulmani, per ordine suo, l’uomo lunare. E sarà la cammella del profeta , Qaswa  , che sceglierà il primo luogo di
 culto dei musulmani, la moschea, che costruiranno tutti, cantando e ritmando le fasi di lavoro, ivi compreso il profeta di Allah. Ma quando veniva il suo turno, cambiava inavvertitamente l’ordine delle parole, facendo scomparire la rima obbligata. A dispetto del Corano, che è composto da 6243 ayat (versetti), a partire dalla prima sura (capitolo)
 medinese, “La vacca”, Maometto non era proprio dotato nell’arte demoniaca della poesia, tutta l’eloquenza gli veniva solo da Dio. Da qui in poi ci saranno dieci anni di affermazioni, per Maometto,  una vera e propria poderosa escalation che lo vedrà  , di volta in volta , nelle antiche vesti di beduino razziatore , indi di glorioso capo guerriero di Medina , con settantaquattro battaglie, quasi tutte vinte , per l’affermazione dell’Islàm , la proclamazione della gihad , la guerra santa , in cui i caduti diventano martiri  e un quinto del bottino va al profeta, fino al trionfale ritorno  nella sua terra e la riconquista della Mecca, la distruzione degli idoli e  collocazione definitiva della pietra nera nella Kaaba, riconfermato  luogo sacro per eccellenza dell’Islàm . E tutto ciò senza alcun spargimento di sangue. Sangue che Maometto aveva sparso, a profusione , prima , facendo  massacrare oltre mille ebrei di Medina, perché si erano rifiutati  di convertirsi ,o facendo  sgozzare dinanzi a sé un poeta che aveva osato incitare i Qurayshiti alla vendetta. 


10. Uomo di stato spietato


Infine, Maometto uomo di stato , accorto, lucido, sagace, anche spietato quando occorre , che deve governare la sua comunità, dotare Medina di un sistema giuridico , promulgare nuove leggi , gettare le basi dell’impero islamico. Ecco i cinque pilastri  dell’Islàm : la shahada (la professione di fede, che è anche la formula di conversione all’Islàm ); la salat (la preghiera, che va recitata cinque volte al giorno, ovunque ci si trovi, casa, lavoro, per strada, interrompendo la propria attività); La zakat ( l’elemosina legale , tassa obbligatoria , che alimenta le casse dei musulmani e serve a mantenere l’esercito) ; il sawn (digiuno, nel mese di ramadan , il nono mese dell’anno lunare , “quando il tempo s’allunga , le case 
 diventano profonde, l’ombra traslucida del corpo s’illanguidisce”) e lo hagg (il pellegrinaggio alla Mecca. Il  bacio alla pietra nera della Kaaba , l’incontro trans-spaziale  e trans-storico, come qualcuno lo ha definito,  è in realtà molto costoso, anche per un’incredibile quantità di tasse imposte) .Tra i cinque pilastri manca quello forse più importante , che ha consentito ai musulmani di diventare un impero, quello della gihad , che significa sforzo verso uno scopo, teso al proprio perfezionamento morale e religioso ,  ma è in realtà designa in senso storico e giuridico l’azione armata  che mira alla difesa dell’Islàm, ma anche ad una sua espansione. Insomma , checché se ne dica , una vera e propria “guerra santa” che perdura sulla eco delle parole del Corano: “Combattete sulla via di Dio coloro che vi combattono…Uccideteli , ovunque li incontriate…combatteteli fino a quando non ci saranno più discordie e il culto di Dio sarà ristabilito. Se desistono, cessate di combattere, ma non contro coloro che sono iniqui”.

Per finire , potremmo dire che  la legislazione del profeta , - pur sotto molti  aspetti rivoluzionaria, - a ben vedere rivela la sua origine beduina. Si rifà, insomma, alla tradizione dei cammellieri del deserto. Un’altra “ cammellata”.

Per finire , possiamo dire che , pur sotto molti  aspetti rivoluzionaria, a ben vedere la legislazione del Profeta rivela la sua origine beduina. Si rifà, insomma, alla tradizione dei cammellieri del deserto. Potremmo dire che è un’altra “ cammellata”.

              Augusto Benemeglio




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