sabato 31 marzo 2012

Esenin e Isadora Duncan

Esenin e Isadora Duncan
DI AUGUSTO BENEMEGLIO        

1.    Il poeta contadino

Sergej Esenin , l’autore de “ La confessione di un teppista “ e “ Mosca delle bettole” , avrebbe potuto essere  forse uno dei più grandi poeti  del nostro tempo  se  non si fosse impiccato,  a meno di trent'anni,   nel bagno  di una squallida stanza d'albergo di  Leningrado , gonfio di  vodka e disperazione .  Era un gelido e buio pomeriggio invernale del 1925  e la poesia si impoverì di colpo, perdendo uno di quei poeti - contadini  che portavano avanti un discorso di autentica cultura popolare, con melodiosi accenti e una poetica che esaltava i valori della tradizione e del costume contadino.  Se in Majakovskij la rivoluzione di ottobre ebbe il suo poeta che esaltò l’operaio , in Esenin  trovò invece il cantore del contadino russo protagonista del rivolgimento avvenuto in Russia .  Il giovane Sergej Alesksandrovic  Esenin , figlio di contadini  credenti  , era convinto che la rivoluzione avrebbe avuto un carattere mistico  e il contadino sarebbe stato la guida  e il depositario della grande missione liberatrice del popolo russo , ma ben presto  si accorse che la rivoluzione non teneva in  nessun conto il mondo contadino. Da questa sua errata interpretazione ,  da questo contrasto  tra il suo mondo e la realtà della rivoluzione “proletaria”  , da questa sua non accettazione  della realtà ,  ebbero  origine   i suoi problemi e i suoi drammi esistenziali :  delusione ,  rabbia ,   frustrazione,   tormento , inquietudine ,  ribellione , atteggiamenti da teppista. Rischiò in più occasioni di finire in prigione. 

2.    Isadora Duncan

Questo suo atteggiamento di  rifiuto  della società in cui viveva e di rimpianto per un mondo irrimediabilmente perduto  lo si ritrovò nel suo volume di poesie “Ispoved’ chuligan”,  ossia  le confessioni di un teppista che  la famosa danzatrice  Isadora Duncan, che si trovava a Mosca nel 1921,  lesse  e apprezzò molto, tanto che non fece neppure in tempo ad esprimere il desiderio  di conoscere  il poeta  che  subito gli fu presentato . “ Leggetemi una vostra poesia”,   chiese  Isadora e Sergej  non si fece pregare.  Nella sua voce c’era tanto fuoco e tanta sensualità . Per  Isadora fu subito amore , quella sera stessa , più volte ,  nella suite d’albergo e poi ancora  per tutte le Russie .  In capo ad  anno erano sposati  e lontani . Fecero una luna di miele che era un carnevale  continuo  che durò quasi  un anno intero,  un anno di alberghi ,  grandi bevute , orgiastiche feste con uso di hascisch , oppio e cocaina  ,   e scorrazzate a tutto gas   con   una fiammante automobile rossa  per tutte le strade di mezza Europa. 

3.    Il divorzio
Al  secondo anno continuavano a bere , a fare qualche  “festino”  ,  ma  il fuoco  dell’amore  s’era  spento  e Isadora si faceva le sue brave scappatelle ora con un domatore  di tigri bulgaro ,  ora con  violinista ungherese;   al  terzo anno erano  già divorziati ed Esenin  ritornò in patria logorato nel fisico  e nella mente,  schiavo dell’alcol  e della cocaina.   Fin da giovanissimo ,  era stato un  cantore della natura e delle terre russe , delle tradizioni e delle leggende della sua patria , che aveva saputo descrivere con accenti di accorato lirismo. Ma dov’era più quella Russia che tanto amava? In uno dei rari  momenti di lucidità , Esenin decise di ritornare al “ paese natìo”  con l’illusione ,  più che speranza,  di  veder     risorgere dalle proprie ceneri ,     come l’araba fenice ,   la Russia idilliaca  dei ricordi e degli incanti fanciulleschi , quasi un ultimo tentativo di poter ricuperare  una dimensione perduta ,  ma  tutto si risolse in un fallimento .

4.    La patria

Vedeva  ormai , con  amarezza e stupore doloroso , che la sua patria antica  non esisteva più,  era scomparsa   del tutto ,  perduta per sempre   al suo cuore  antico di contadino  irrequieto e tormentato. Anche al suo paese nessuno lo aveva riconosciuto.  In quella Russia Sovietica che era sorta non  c’era più posto per lui. Era diventato troppo difficile viverci. Prese il primo treno che lo portò a Leningrado e lì, in una stanza di infimo ordine , pose fine alla sua esistenza.Forse  prima dell’istante fatale ,  Esenin rivide i flashes del suo burrascoso  rapporto con Isadora Duncan:  i suoi eccessi, la sua teatralità ,  la sua fame di  sesso ,  il bisogno di alcool e droga , Isadora che si divertiva  spesso   a  sfotterlo pubblicamente   per il suo cattivo inglese e i suoi modi   timidi e impacciati da contadino russo qual era.   Lei invece era di San Francisco ,  ma  faceva la snob. Ci teneva ad essere  considerata “cittadina del mondo” ; viveva a Parigi   con il suo corpo di ballo ,  affascinata dalle teorie  di  Delsarte ,  e si sentiva figlia purissima  della  antica Grecia  e dei suoi ideali artistici,  perciò  rifiutava  canoni e forme della danza accademica ,   esprimendosi   – in tuniche severe e drappi antichi      con movenze    più libere , “ secondo natura”. 
5.    Mangiatrice di uomini

E il pubblico era con lei, decretandole grandi successi.   Isadora   era sicuramente una grande  artista ,  ma anche   donna capricciosa e  volubile ,  una mangiatrice di  uomini   ( “una vera troia”,  disse Esenin ad un suo amico )   che aveva avuto una teoria infinita di amanti  e anche di mariti ( ne ebbe cinque)  ma rimase  sempre legata  sentimentalmente al suo Pigmalione ,  il regista americano  E. Gordon Craig , l’innovatore del teatro , colui che per primo fece uso degli “ screens” ( i pannelli)  Era lui che aveva detto a Isadora di eliminare le scenografie e fu lui a  fondare , per primo,  una scuola teatrale  in Italia , a Firenze ,  e  allo stesso tempo  una rivista specializzata   ( “The Mask)  d’avanguardia . Quando Isadora conobbe  il ventiseienne Esenin ,  aveva  già quarantaquattro anni  e  Craig aveva superato la  cinquantina,  tra di loro  non c’erano rapporti  sessuali , ma  un profondo affetto   e molta complicità.  Isadora  s’innamorò pazzamente di Esenin e  per un anno lo “divorò” letteralmente di baci e carezze fino alla consumazione dei sensi , e non  perchè  Sergej  fosse il poeta arrabbiato ,    ma perchè era un vero campione di bellezza slava e di furente vitalità contadina. Finito l’impero dei sensi, ovviamente tutto naufragò e a rimetterci fu soprattutto Esenin , che era più fragile psicologicamente . Sul  loro difficile menage , che andava bene solo in camera da letto ,  si stagliò  anche  l’ombra lunga del grande   Craig , che  nel suo libro “ The actor and the uber-marionette” non  fece  alcun mistero delle sue idee sul teatro .Lo  spettacolo  appartiene al regista  , mentre l’attore  è solo una super-marionetta che segna  il ritorno ai valori  disumanizzati delle maschere antiche.  E per  lui  probabilmente  sia  Sergej  che Isadora   erano marionette-tou-court.

5. Vecchia puttana

La danzatrice   era  acolizzata e cocainomane  e  trascinò   su quel versante  anche il  poeta russo, che una sera per ferirla le disse:    Isa, a  teatro  sei  splendida come un’ onda  marina , credo che il mare stesso t’invidi ,  ma  come donna  conosci solo  il vizio e  l’immoralità . A letto  ormai sei  solo una  vecchia puttana ”.  Isadora  lo cacciò dalla stanza e non volle più vederlo.  Si trovavano in un albergo di Nizza , era inverno . Esenin non aveva un soldo in tasca ed era ubriaco.  Dormì fuori , all’addiaccio, con sette  gradi sotto zero.  Si buscò una polmonite e stette per morire. Ormai il loro rapporto era andato. Dimesso dall’ospedale rientrò in Russia, per suicidarsi l’anno dopo.
Intanto Isadora aveva un nuovo amante , un bellimbusto parigino di ventisette anni .  Si trovavano sulla costa azzurra e  lui guidava una fiammante decapotabile ,  sul lungomare .  “Andiamo al Casinò, che ne dici? , disse il giovanotto.  
Isadora annuì.  Era felice.  Cominciarono a correre ,   lei rideva  e scherzava,  aveva  completamente dimenticato  Esenin  e la sua malinconia . Aveva una rinnovata voglia di vivere, si sentiva felice . Assaporava la brezza marina che  le faceva  danzare la lunga sciarpa di seta rossa per cui andava famosa: “Oh, Dio, che gioia vivere!” , pensò   e subito dopo  il  lembo terminale  di quella fatale sciarpa  andò  a infilarsi nei raggi  della ruota anteriore  dell’automobile e provocò   una vera e propria impiccagione   per la povera Isadora. Era uno splendido mattino di aprile del 1927   e   la campagna  francese era  come una fanciulla  che va  alle nozze ,  tutta vestita  di  fiori di mandorlo e di pesco.


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