sabato 31 marzo 2012

Chopin e George Sand

Chopin e George Sand
Di Augusto Benemeglio
1.    Heine
    Il poeta tedesco   Heinrich Heine  ,   che ormai viveva  stabilmente a  Parigi   “ travestito”  da improbabile giornalista ,    non si perdeva neppure  uno dei  concerti  di   Chopin.  Anzi, quando il musicista polacco   suonava   , con quel suo tocco inarrivabile ,   sfumato e dinamico ,  totalmente nuovo, intimo ,  vellutato, squisitamente romantico ,  Harry  andava letteralmente in trance.  E si vedeva, tant’è che  la marchesa  Minchiewicz gli disse sottovoce: “  Chopin è  davvero un virtuoso, lo fa cantare il pianoforte.  Ci manda in estasi”. "Non  è un virtuoso”  , - replico con disprezzo  Harry -  “ è un poeta...ed è per questo che  nulla eguaglia il godimento che ci offre quando siede al suo pianoforte e improvvisa ,  allora egli non è né polacco né francese né tedesco : egli tradisce una nascita ben più illustre , egli proviene della terre di  Mozart , di Raffaello , di Goethe : la sua vera patria è il regno incantato della poesia".

2.    George Sand

 "Come  la vostra , del resto",   -  disse con malagrazia  ,  intromettendosi   nella conversazione ,   George Sand ,  vestita con i soliti stivaloni da amazzone  ,  i calzoni  cremisi e il sigaro fra le labbra.   " Voi geni   della poesia ”,   -  proseguì col solito tono  ironico -    “ vi atteggiate a grandi uomini,  ma di uomo credo  ci sia rimasto ben poco in voi...”, concluse con voluta malizia.  
“ Che intendete dire, Signora?”,  si rinzelò  Heine,  che era bellissimo, un vero e proprio efebo dagli occhi di fuoco e dai capelli  nerissimi   e duri  come l’acciaio: “ Voglio dire questo,  Signor Heine.   Che sono ormai sette anni  che, con lui,  il poeta della musica, il genio del pianoforte,  che fa tutti vibrare ,  per me  non vibra più nulla…  E non solo con lui,  ahimè,”  - sospirò George Sand -  “ devo dire  la stessa cosa anche  di altri   grandi pensatori  e artisti  che  frequento assiduamente in tutti i salotti di Parigi ... Io praticamente  , da sette anni, vivo  come una vergine”.
“Voi come una vergine ?”,  disse meravigliato  Enrico.  ” Francamente sono sorpreso,  Aurore… Ma voi state scherzando, vero?”
“Nient’affatto…Guardatemi, Enrico!…Sono invecchiata anzitempo  e anche senza sforzo e sacrificio ,  a dirvi la verità,   tanto ero stanca delle passioni e disillusa , e senza rimedio... So che molti di voi  mi accusano:   alcuni di averlo distrutto, il vostro grande , divino  Chopin ....Ma sentite ,  sentite come suona!,   da semidio,  come si fa a dire che io l'ho distrutto?....E  altri mi accusano di averlo portato alla disperazione con le mie sfuriate  di gelosia....  A voi sembro una donna gelosa?…”, disse George Sand guardandolo in un certo modo.
“Beh…direi di no.”,  disse  Enrico.
“In realtà  è vero che sono gelosa…sono una donna passionale…. E’ vero che l’ho portato alla disperazione….ma questo  stato , come potete vedere ,  questo giova alla sua arte,  più è disperato e più  Federico  compone e suona  da dio....”
“ Sì, suona proprio da dio.   Egli è  un talento mostruoso ,  proprio perché  è   tutto intento a coltivare  la disperazione e la passione  per voi”,  disse Enrico e la guardò con intenzione. Ma lei rideva sardonicamente. “…E  tuttavia “ , -  continuò -  “ non perde mai di vista la calma e la misura  , senza cui non esiste un vero sentimento musicale…Federico è il re della poesia musicale e sentimentale…  Guardatelo, egli non suona,  egli canta,  dipinge ,  danza,  fa voli….”, disse con grande partecipazione Heine ,    mentre lei  gli  sbuffava  boccate di fumo  e saliva. .  “ Signora,   io vi dico questo   e lo sottoscrivo :    Thalberg è grande,  Liszt è Unico,  ma Chopin rimane per me il solo uomo che metterei al di sopra di tutti…”
“ Sarà come voi dite , del resto non discuto la  sua  grandezza di artista, è sotto gli occhi di tutti…ma è sull’uomo che ho da ridire , ma  forse  è meglio tacere…”
“ Signora , non permetto a nessuno di offendere il mio amico Federico,  neanche a voi...” disse  indignato Heine.

3.    Chopin

Intanto  Chopin  continuava a suonare , ora  rarefatto e struggente nella   “ Berceuse”  trattenuta in una culla di dolcezza ,  tal altro come smaterializzato  nei  “Notturni”,  o  visionario nelle “Polacche”  staccate con forza ardimentosa,   laminato negli “ Studi”, frugati  velocemente negli interstizi  tecnici e  subito rilanciati su dinamiche  davvero immaginose nel ricco ventaglio di sfumature   ,  con un timbro che era costantemente nuovo , fantasioso ,  una autentica invenzione  o rivelazione del momento ,  un veicolo emotivo pieno di  voli  di fiumi  e  di  colori…Ma alla fine  anche il timido   Federico   non ne potè più e  smise di suonare.  Si alzò dallo sgabello,  alto, magrissimo ,  pallidissimo in viso  come  la morte,   si avvicinò  a George Sand  e a  bassa voce  gridò:   “ Aurora, ora basta, vi proibisco  di torturarmi così…Voi non siete gentile…Voi…mi  avete  rotto i corbelli!"  E se ne andò dalla sala di corsa , furente ,  lasciando tutti costernati.
Allora  George Sand  gettò il sigaro in terra ,  guardò   Heine ,  che aveva udito tutto e gli disse  incollerita , ma  a viso asciutto:  " Lo avete sentito?.. Lo vedete...lo vedete,  come si comporta ?… come un bambino….Lui si lamenta con me del fatto che io lo avrei ucciso  con la privazione,  mentre  io avrei voluto ucciderlo agendo diversamente....”.  Aveva gli occhi  nerissimi e fiammeggianti, l’amazzone Aurora , il volto pallidissimo  e il labbro inferiore  carnoso e tremante d’ira ...
" Aurora , voi mi fate impazzire “ - gli sussurrò appena  Heine – siete una vera puttana!"

4.    La Polonia

E da quel momento George Sand passò dal suo letto vuoto  a quello di  Heine, che intanto si era lasciato con la sua Matilde , che si era fatta troppo insistente sul tema del matrimonio.   Per Geroge Sand era  un’altra preda  da  collezione  dopo  i tempestosi amori con Mérimée , Musset, Lizst , Mickiewicz,  il tenore Nourrit  che  , da lei lasciato , si  era suicidato a Napoli.  E poi c’erano nel salotto parigino in lista d’attesa  il vecchio   Lamartine e via via   Michelet , Saint Beuve , Leroux, Sue, Delacroix …
Chopin l’aveva conosciuto una sera in cui si era vestita   con i colori della Polonia ( era solo una coincidenza folkloristica ?)  e non l’aveva certamente conquistato subito.  Anzi, il giovanissimo Federico era  un timido moralista e guardava con sospetto a  quella donna-maschio che dava del tu agli uomini,  sbandierando le sue idee socialiste; che fumava  ostentatamente il sigaro in pubblico,  raccontando  dei suoi amanti illustri .  “ Folle di uomini maleducati l’adorano in ginocchio, tra sbuffi di tabacco e getti di saliva!” , annotò   con disgusto  sul suo diario  la poetessa  Elizabeth Barrett Browning.Ma Chopin , -  con lei  tutta imbevuta della causa polacca ; con lei  che vanta lontane parentele con i re di Polonia ;  con lei che  si appoggia al pianoforte  in un certo modo  e lo inonda  con i suoi sguardi brucianti , -  al terzo incontro  è già  preso  dai suoi lacci , è  divenuto sua preda.“ Mi guardava profondamente negli occhi “, dirà.  “ Era musica un po’ triste in cui c’erano  tutte le leggende del Danubio.  Il mio cuore danzava con lei,  il mio cuore era al mio paese”.
Certo, c’è anche la componente patriottico-sentimentale , ma ormai Federico  è  nella tela di ragno. Balzac , il confidente  della Sand , che dava molto ai nervi a Chopin,  dirà che Aurore  scrisse a Federico una lettera di cinquemila parole ed esercitò tutte le seduzioni possibili per farlo finalmente suo. 

5.Dieci anni d’amore

E furono oltre dieci  anni di convivenza burrascosa   e intensa  ( lui era un ragazzo di ventisei anni , ma viveva da vecchio, era sempre vissuto da vecchio ,  lei aveva superato i trentadue , ma era piena di energia e vitalità e focosa come una “pasionaria” ) , ma tutto sommato  quel “ menage”  complesso  e tormentato , da cui scaturì un epistolario infinito ,  fu provvidenziale per la salute  creativa  musicale  di Chopin .  Il loro  fu  un vero romanzo ,  un drammone d’epoca  tra odori  di  melograni  aloe aranci e limoni  e le piogge interminabili  di Majorca  ;  tra le rocce , il mare, la certosa abbandonata , il vecchio  cimitero teutonico e i primi  sbocchi di sangue che tormentarono il povero Federico ;  tra le aquile che volavano  sulle loro teste e  i cataplasmi ,  tra il cielo turchese  il mare di lapislazzuli  e le strazianti ballate… Il vero amore  che ti prende anima e corpo, che ti brucia dentro e sulla pelle ,  durò poco, sei mesi, non di più. Poi  rimasero insieme soprattutto come amici,  avevano camere separate, facevano vita  “casta”,  ma le loro liti divennero proverbiali e se le passavano di albergo in albergo.   Era soprattutto  lei “che   portava i pantaloni” e vessava  il musicista in mille modi…Ma in fondo  rimase sempre dell’affetto sincero fra di loro e l’atteggiamento di Amandine –Lucie Aurore , questo il nome completo , era più che  altro di maniera,  faceva parte del ruolo del suo personaggio .  La cosa continuò  fino a quel giorno in cui Chopin aveva interrotto il concerto provocando scandalo fra i convenuti ed Heine era caduto al laccio.

5.    Il cioccolato

Quello che avvenne in seguito non lo conosciamo.  Sappiamo che  successivamente  Heine tornò dalla sua Matilde e  la sposò,  facendo una vita piuttosto tormentata . Sappiamo  che Aurore,  ormai ultraquarantacinquenne ,    ricca di onori, di fama e di  quattrini,  si ritirò a vivere in campagna con  i figli e  divenne religiosissima ,  non volle mai più mettere piede  nel mondo dorato di Parigi. Sappiamo pure che di lì a poco Chopin partirà per l’Inghilterra , su esplicito invito di una sua giovanissima  ammiratrice  e allieva , Jane Stirling , che si era segretamente innamorata di lui. Ma intanto,  subito dopo il fatto,    Chopin  sembrava contentissimo  delle corna  che George Sand gli faceva  pubblicamente . Era come sollevato   e ogni volta che la  incontrava   ( e non era infrequente , alloggiavano nello stesso albergo)  le diceva  sorridente  " State veramente bene, Aurora, non siete mai stata così bella".  E lei , un pochino  costernata , con qualche rimorso ,  rispondeva:  " Anche voi state bene…Ma...  Federico..." diceva Aurora...."Voi sapete?...."
“So, so. ma vi perdono di cuore, Aurora.  Continuate pure così... Però una cosa sola vi chiedo...”
"Dite, dite, Federico"
" Se non vi secca troppo, neh!..."
"Dite, dite, Federico..."
" Al mattino...mi portereste quella cioccolata calda calda che sapete far così bene?"
" ...cioccolata, Federico?..."
" Sì, quella che solo voi sapete fare così...bene...ma fate con comodo, neh!"
" E va bene",  disse George Sand, un pochino delusa.
" Grazie, Aurora. Voi siete proprio un'amica".
E fu così che uno sbandierato   grande amore   si trasformò in una affettuosa amicizia.
Nell’ultima sua lettera, datata luglio 1847, George Sand  scrive a Chopin, afflitto da una tubercolosi galoppante: “ Addio, amico mio, possiate guarire rapidamente da tutti  i vostri mali ed ringrazierò Iddio di questo vostro bizzarro modo di liquidare nove anni di amicizia esclusiva. Datemi ogni tanto vostre notizie . E’ inutile ormai tornare a parlare del resto”
Non si videro mai più, ne si scrissero. Federico Chopin morirà a Parigi due anni dopo, povero e straziato dalla tubercolosi . Il  17 ottobre 1849 , poche ore prima di morire,  tracciò di suo pugno queste ultime parole sul taccuino che la sorella Luisa custodì , fino alla sua morte, come una reliquia :  “Quando questa terra mi soffocherà , vi scongiuro di far aprire il mio corpo, per non essere sepolto vivo”. Gli furono tributate grandiose onoranze funebri e fu sepolto a Parigi, accanto a Bellini e Cherubini, musicisti che Federico amava moltissimo. Successivamente il suo cuore fu portato in Polonia, nella chiesa di Santa Croce a Varsavia.
Aurore , nel frattempo , dopo la  grande delusione del fallimento della rivoluzione  del 1848, si era già ritirata nella sua casa di campagna , a Nohant,  dove visse  rusticanamente  il resto dei suoi giorni   scrivendo una serie di romanzi “campestri” tra cui “Francesco il trovatello”, “La piccola Fadette”, “La Palude del Diavolo” e la storia della sua vita in cui parla soprattutto dei suoi amori con de Musset, non certamente con Chopin.  Si spense serenamente quasi  trent’anni dopo la morte di Federico. Era l’inizio della primavera del 1876 , il ciliegio del suo giardino era in fiore  ed ella aveva compiuto appena  settantadue anni.  Era una bella  età, a quel tempo

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