venerdì 30 marzo 2012

Kennedy , grande presidente o grande bluff?

KENNEDY: UN GRANDE PRESIDENTE O UN BLUFF?

1.     I 13 giorni che sconvolsero il mondo

Nell'autunno del 1960 , più o meno nel periodo in cui veniva a conoscenza
della forza missilistica americana , Kennedy disse a Gore Vidal,  " Io sono quasi per la pace ad ogni costo". Poi vennero i  missili sovietici di Cuba. Dozzine di missili a medio raggio, a Cuba, sarebbero stati  molto più affidabili e minacciosi dei pochi e
vulnerabili ICBM sovietici lontano ottomila kilometri. Un attacco sovietico
avrebbe distrutto l'85%  delle armi nucleari americane .  E fu il primo giorno di crisi  vera , il primo dei 13 giorni che sconvolsero il mondo.Era il  16 ottobre 1962 e ci fu un grosso brivido sul pianeta terra dopo il Diluvio Universale  ( metà dell’umanità rischiava la scomparsa) . Dalì si metteva le scarpe strette e dipingeva i suoi orologi molli, “la persistenza della memoria”, Picasso rispolverava i massacri di “Guernica” , i giapponesi di Hiroshima e Nagasaki stavano ancora leccandosi le ferite e dicevano mai più guerra, mai più …Mentre i capi  di stato maggiore  fanno sapere a Kennedy che sono per la guerra, un'offensiva aerea immediata contro i siti dei missili ,  seguita da un'invasione. Ma J.F.K. non li ascolta e se ne a meditare  col fratello Bob e il suo consigliere privato. Non gli va di giocare a golf , né di andare a trovare Marylin .
Si sente come “l’arcangelo affaticato” di De Chirico , preso negli artigli del tempo , sbattuto e come premuto  dalla mano di gesso di un fantasma inesorabile , preso nella morsa di quel terrifico e grandioso avvenimento destinato ad incidere nella storia.
2.     Rientrare nell’utero materno
Prova una nostalgia strana e tremenda , come quella di rientrare nell’utero materno , ma al tempo stesso ogni suo nervo, ogni suo filamento, ogni cellula gli brucia nel cuore e nel cervello , gli squassa la colonna vertebrale già martoriata da una scheggia , e lo rende incredibilmente vigile, lucido, freddo , come un animale in cerca di preda, o un giocatore di baseball ringiovanito , in piena forma, con la sua mazza scintillante, maledettamente più capace e più determinato nel portare a termine la sua opera anche se non sa ancora bene quale sia.
3.     Blocco navale
 . Il secondo giorno - 17 ottobre 1962 -  è come se fosse trascorso un anno e non può risalire controcorrente il fiume del tempo. Kennedy è un salmone pallido , nervoso, stanco, pensa ad una cosa  meno rischiosa. Ad un  blocco navale, ad esempio.  
Il terzo giorno  - 18 ottobre 1962 - , gli sembra di nuovo di vedersi ingrandito e l’universo ristretto. Rriceve Gromyko e gli dice  con gelida durezza , a voce bassa, appena percettibile, che non è disposto a tollerare  armi offensive a Cuba.  
Gromyko , con la sua faccia grigia, nel suo amido plumbeo , turgido, serico, giura e spergiura che non ci sono armi del  genere. E dentro di se ride , quel figlio di puttana,  con toni di cenere e gli neri d’ostrica. Ma Kennedy  gli dice che ha nel suo cassetto  delle fotografie che  attestano il contrario. Ma non le tira  fuori, dinanzi a quella specie di lumaca di Borgogna , anche se la tentazione di sbattergliele sotto il naso si fa  forte. Si limita a guardarlo fisso con sguardo severo e preoccupato, che non sfugge a Gromyko, che ricambia il tutto con il gesso della sua emozione.  

4.     Kennedy non è un fesso, ma è un debole

Kruscev gli aveva . Guarda  che Kennedy non è un fesso, ma è un debole  , non tiene palle . Per questo noi dobbiamo essere forti.  E lui è d’accordo con il suo capo. Gli manda un messaggio con cui gli dice che Kennedy è stato colto di sorpresa dai missili, è incapace di reagiare, non sa che fare. E’ una “tromba esitante”.
Mentre il   messaggio di Gromiko arriva a Mosca ( è la mezzanotte), Kennedy vede le spiagge umide di Fidel Castro , i  missili grigi che riposano tra le rocce o nelle pance delel navi sovietiche . Decide per il blocco a  Cuba, dove in quel momento sono dirette almeno venti navi sovietiche , di cui sette trasportano i missili.
Il blocco navale non avrebbe allontanato i missili da Cuba, ma reso più
difficile  montare in seguito  un attacco aereo , quando i lavori per i missili sarebbero stati più avanzati e i siti meglio difesi. Kennedy oscilla tra il tormento e l’estasi , la razionalità e l’allucinazione , l’astuzia e il dubbio . Cerca di guadagnare tempo. Fatica  a tenere a bada i capi di stato maggiore che si fanno sempre più opprimenti, pressanti, furenti. Decide di esautorarli del loro potere e richiama in servizio
il vecchio generale Taylor . Lo nomina presidente dei capi di stato maggiore e suo
consigliere personale.
5.     La tromba esitante
“Intanto , tra il cielo e la vasta distesa dei mari passavano lentamente le navi di una squadra rossa” , scrive Taylor, l’autore de “La tromba esitante”, in cui si prefigurava , nella fantapolitica, l’esatta situazione che ora sembrava riprodursi  nella realtà dei fatti  Ed è per questo che Kennedy l’aveva scelto. Perché lui era appunto una “tromba esitante”. Cercava una strada o voleva creare una finestra , in cui la storia potesse affacciarsi senza arrossire di vergogna o di orrore , ma non voleva una via di fuga , né aprire un caso , senza prima approfondire.
Qualcuno disse che, nella fattispecie , Kennedy aveva  rispolverato il vecchio principio dei romani: “dividi et impera” . In realtà lui i generali e gli ammiragli li  
aveva proprio fatti fuori ed essi si sentivano profondamente offesi e umiliati nell’amor proprio di militari  e nel loro orgoglio di capi, ridotti com’erano a fare non più i consulenti , ma i soldatini di piombo del Presidente e basta. (C’è chi sostiene che fu allora che se la legarono al dito e che la “ persistenza della loro memoria” per l’onta subita potrebbe essere stata una delle concause dell’uccisione di Kennedy)
Fattostà che uno  di loro disse,  Presidente , noi dobbiamo invadere Cuba e io le
garantisco che quei figli di puttana dei sovietici non faranno alcuna
rappresaglia , non occuperanno Berlino e niente, se la prenderanno in quel
posto e basta.
6.     Siamo ad un passo dalla guerra
Ma Kennedy gli disse semplicemente, Generale , lei ha torto a pensarla così.
Questa è una banale esemplificazione di qualcosa di assai più complicato e che lei non può capire. Poi congedò tutti e partì per Chicago perchè doveva parlare ai democratici  dell'Illinois
Il mattino successivo tornò a Washington e trovò sul giornale il titolo a
nove colonne: SIAMO AD UN PASSO DALLA GUERRA. Eppure lui non aveva detto a  nessuno della crisi. Il giorno dopo arriva l'ambasciatore inglese David
Ormsby - Gore, un amico, e gli dice,  Presidente , è una provocazione  troppo
seria , gli USA devono per forza attaccare .Kennedy continua ad oscillare come un pendolo tra il battito/arresto/ , l’assenza/presenza, la vicinanza/lontananza, esplosione/dissolvimento, pieno/vuoto, reale/irreale. Quasi sussurra a Gore, Ho deciso per il blocco . Tu dici che è poco “solo” il blocco? Io dico di no , anzi dico che forse è il caso di prendere la palla al balzo e fare un grande accordo: Berlino, il disarmo nucleare , i missili a Cuba , le basi SAC tutto intorno ai confini sovietici, portar via gli Jupiter dall’Italia e dalla Turchia …questo non è certo un problema, tanto sono più o meno inutili…Gore ascolta ammutolito e preoccupato. C’è una grande angoscia universale.

7.     Il papa prega
Passano i giorni. La tensione è altissima . Si proietta una luce sinistra nel cosmo, lo spazio si restringe , il pensiero della fine permea ogni coscienza. Il Papa prega e manda appelli. Il  22 ottobre 1962 Kennedy   parla alla  Nazione e al mondo.  E in  televisione la sua presenza lascia trasparire una grande energia , un senso di sicurezza, di forza, ma non  una volontà di guerra a tutti i costi. Invece che di “blocco navale” parla di quarantena , su consiglio di Rusk. Passano altri  giorni. Il Washington Post pubblica un articolo in cui Walter Lippmann  scrive che Cuba può  essere paragonata alla Turchia , il solo luogo in cui vi siano armi strategiche proprio alla frontiera dell'Unione Sovietica. Ritirare i missili  americani dalla Turchia sarebbe stato il modo migliore per fare ritirare i missili sovietici da Cuba.
Aveva ragione , era l’uovo di Colombo,ma lo aveva scoperto per primo il Presidente Kennedy , ed è per questo che “lo mandò a cagare”, nel termine esatto della parola. E aggiunse  pure che Lippman era un fottuto  "ricchione". Non lo si conosceva così volgare, disse una sua famosa ammiratrice biondo-platino,che era Marylin.
Ma subito dopo eccolo cambiare stile  e chiedere allo scrittore Robert Greaves di tradurgli una poesia del torero spagnolo Ortega che recitava così:
Gli esperti di corride sono schiere /L'arena enorme è una folla;
Ma solo uno sa le cose vere, / Contro di lui il toro caracolla.
E infatti  Kruscev  , che era il toro della metafora , caracollava , eccome!
Gli manda un messaggio, Caro presidente Kennedy se tu vedi i  missili sovietici a Cuba, anch’io vedo i missili americani in  Turchia puntati sulla mia dacia. Quindi, tu leva la trave dagli occhi tuoi prima che io tolga mia pagliuzza  
Kennedy si trova nel Giardino delle rose Kennedy e annusandone una (una rosa tea) dice a Pierre Salinger,  Lo sai che se non riusciamo a porre fine a questa crisi , centinaia di milioni di persone  finiranno  per essere uccise?"
8.     Andate a trovare le vostre famiglie
La sera del 27 ottobre Kennedy decide di ignorare la lettera di Kruscev
Riunisce lo staff della casa bianca e dice loro, Andate a casa a trovare le
vostre famiglie. Questa notte decidiamo se fare o no la guerra.
E subito dopo autorizzò la chiamata delle riserve dell'Aviazione in supporto
all'invasione. Ma dentro di se Kennedy aderiva a quanto gli chiedeva Kruscev con le due lettere: con la prima di fare finta che nulla fosse successo ( loro tornavano indietro con le navi, dichiarando che non c'erano missili, gli americani  avrebbero dichiarato che non avevano alcuna intenzione di  invadere Cuba. E poi la questione delle basi in Turchia…E poi, ancora,-chiedeva Kruscev -  qualsiasi  “rinuncia”  di eventuali azioni della CIA contro Cuba.
Bobby - disse Jhon - vai dall'ambasciatore sovietico e digli che accettiamo. Ritireremo i  missili dalla Turchia e dall'Italia, ma ci vorranno cinque mesi. Il patto però deve rimanere segreto.  
Kruscev non poteva più contare sugli alti gradi militari per una serie di ragioni che sarebbe troppo lungo da spiegare in questa sede , per cui accettò e annunciò la decisione ai membri del Presidium, Allo scopo di salvare il mondo , dobbiamo ritirarci.
Kennedy disse a Bobby, Questa è la sera che dovrei andare a teatro, ma in
realtà il teatro non mi è mai piaciuto...anzi, mi annoia  terribilmente. “Per tutta la crisi Kennedy  aveva avuto in mano il potere di un dio  e la responsabilità di un uomo. Se avesse fatto un errore avrebbe causato la distruzione di mezza umanità, o forse tutta”, scrisse il giornalista americano Ted Walker .
Era stata una grande vittoria che  avrebbe fatto di Kennedy  un grande Presidente ....ma qualcuno dei generali esautorati non la pensava così e disse a denti stretti, Questo figlio di puttana di irlandese è stato solo fortunato : è un gran codardo e un coglione.  Fuori era una sera perfetta, con una luna chiara , e senza vento.
Roma, 22 novembre 2011                              Augusto Benemeglio


Nessun commento:

Posta un commento