sabato 31 marzo 2012

La morte di Stalin al momento giusto

LA MORTE DI STALIN
AL MOMENTO GIUSTO

                                              di Augusto Benemeglio

1.L’uomo d’acciaio
Iosif Vissarionovic Dzugasvili, Stalin , l’uomo d’acciaio , “sembrava abbastanza in salute , fino alla sera prima” – scrive lo storico Medvedev  - Aveva assistito al Bolshoj , al Lago dei Cigni, seduto tutto solo nel palco imperiale. Tornando alla dacia aveva invitato  i famosi cinque "amici" del gruppo dirigente , gli  "amici della bottiglia": Krusciov , Beria, Malenkov , Bulganin e Kaganovich , che se ne erano andati  verso le quattro di notte. Lui si era messo a  letto , ma non riusciva a dormire.
Allora si alzò per prendere dell'acqua , la prese e fece per tornare  verso il divano , ma  a questo punto - per quanto è stato ricostruito dai servitori – stramazzò in terra e perse conoscenza . Un ictus gli paralizzò il lato destro , togliendogli l'uso della parola.
Venne  lasciato così , riverso e immobile sul pavimento , per diverse ore . Nessuno del personale si preoccupò  del fatto che Stalin non chiamasse cameriera e inservienti , perchè ormai da diverso tempo aveva preso l'abitudine a lavorare di notte e a svegliarsi tardissimo , verso mezzogiorno.
2.Nessuno fece niente
Solo dopo tale ora ,  visto che non chiamava,  qualcuno andò a vedere nella sua
stanza e lo trovò  riverso a terra.  E’ a questo punto che arrivarono i famosi cinque
amici di bottiglia , più il ministro della Sicurezza Ignatyiev , videro le sue condizioni e non fecero niente per aiutarlo, non chiesero  soccorsi , tantomeno chiamarono medici. Stalin stava  morendo e loro erano  come paralizzati , non osavano neppure guardarsi in faccia l'uno l'altro per dover confessare che quello che stava accadendo faceva  loro immensamente piacere. Sarebbe toccato a loro l'onore e l'onere di spartirsi l'immenso potere che Stalin aveva cumulato nelle sue mani , senza mai scegliersi  un delfino, un successore. Ormai per il dittatore  non c'era più niente da fare. E tutti  loro erano stupefatti, increduli , perché forse , lo credevano davvero “immortale”  come sosteneva d'essere il terribile nano?  Fatto sta che tutti e cinque ora tirano un lungo sospiro di sollievo che arriva fino alle stelle.  Infatti - secondo quanto narra Gianni Rocca nella sua biografia - solo qualche giorno prima , gli stessi amici di bottiglia  se l'erano vista assai brutta, in particolare  Beria , che  aveva comunicato al dittatore che il suo medico personale , Vinogradov,  gli consigliava il " riposo assoluto" .


3.Cessare ogni attività
Aveva stilato una diagnosi ufficiale con cui diceva che Stalin avrebbe dovuto cessare al più presto ogni attività. E il Nano Maledetto aveva urlato come un pazzo, con la sua voce che sembrava venir su dai crateri dell'inferno : "Incatenatelo, incatenatelo, quel maledetto ebreo!" E , a suo dire , aveva smascherato il complotto "dei camici  bianchi" , ordito dai medici più importanti del regime , ai suoi danni. Al riguardo aveva  fatto stilare un comunicato ufficiale chiamandoli  " gruppo di terroristi" , accusandoli di  aver provocato con cure sbagliate la morte di Zdanov e Scerbakov , e anche  " banda di belve che agivano agli ordini dei servizi segreti anglo-americani".
Tutto ciò aveva generato una psicosi : molti malati rifiutavano le medicine e i camici bianchi ovunque venivano visti con sospetto, come traditori della patria.
Beria era stato messo indirettamente in stato d'accusa. E l'attacco alle personalità mediche portava in primo piano la comunità ebraica come nuova componente dei
" nemici del popolo", in quanto i perseguitati  più in vista , Vinogradov e Kogan, erano di origine ebrea. Era un logico sviluppo dell'intensa campagna contro il pericolo sionista , accentuatasi dopo la creazione dello stato d'Israele.
1.     Beria e gli amici di Bottiglia
L'epurazione avrebbe colpito , oltrechè Beria, anche Molotov e Voroscilov che avevano mogli ebree , e poi tutto l'apparato di potere, magistrati, servizi di sicurezza, funzionari di partito, giornalisti...Insomma si stava rimettendo in piedi la macchina del Terrore, come logica conseguenza di una carriera  nata dal fango delle rapine terroristiche nel Caucaso da parte di queso “piccolo  uomo (1,63), - scriverà Uratadze
– dal  volto segnato  dal vaiolo, la barba e capelli sempre lunghi, un duro, energico, imperturbabile,  che non imprecava, non gridava, non rideva mai, aveva un carattere glaciale”, una carriera nata dal fango e che aveva attraversato il fango durante il genocidio contadino degli anni trenta ed era sprofondato nel fango durante la liquidazione della “vecchia guardia”, nella seconda metà degli anni trenta , ed ora culminava nel fango con l’antisemitismo più feroce applicato ai presunti avvelenatori in camice bianco.

     In questo contesto fu una bella fortuna per gli amici di bottiglia che il dittatore fosse colpito dall'ictus... Ma in realtà  Stalin era malato , seriamente malato. La figlia Svetana nota, qualche mese prima, come il suo solito colorito fosse passato dall'abituale grigio ( lo chiamavano il pallore del Cremlino) a un rosso intenso. Erano gli scherzi della pressione arteriosa. E l'ultimo straniero che lo incontrò, l'ambasciatore indiano  Krisna Menon disse: " E' stanco, privo del vecchio fascino , poco attento ai temi della discussione , non fa che tracciare disegni su un foglio di carta"
6.L’anticristo  doveva farsi  prete
Insomma per lui Stalin è...arrivato al capolinea e la diagnosi del medico non era frutto di un complotto, ma la realtà delle cose che bisognava guardare in faccia...Ma Stalin , il terribile nano, era un dittatore per vocazione e ci sarebbe voluto ben altro che una diagnosi medica a convincerlo a mettersi da parte, era un uomo vincente ("Senza di lui avremmo perso, e lui senza di noi non avrebbe vinto", disse De Gaulle. "Per vincere  avevo una sola scelta: quella di allearmi col diavolo", disse Churchill.)
Un uomo che era stato in procinto di farsi prete prima di fondare "L'Impero dei senza Dio" , come disse Pio XII, facendo deportare tutti e preti e chiudere tutte le chiese. 
Era un vero comunista , uno di quelli che avevano una mistica , ascetica vocazione al male, come osservò l’impaurito Pasternak: " Un uomo molto simile ad un granchio uscì dalla penombra e venne verso di me. Il suo volto era giallo e butterato. I suoi baffi erano ritti. Era un nano, smisuratamente largo: per la statura faceva pensare ad un ragazzo di dodici anni, ma il suo grosso volto era quello di un vecchio dagli occhi di fuoco, come un demone appena uscito dall'inferno”
Poco prima di morire  - una morte spaventosa , con un'agonia che durò ore e ore e lo strangolò sotto gli occhi di tutti - Stalin riuscì ad aprire gli occhi e li girò su tutti coloro che gli stavano intorno ( gli amici di bottiglia) e fu uno sguardo terrificante , terribile. Ebbe perfino la forza di sollevare il braccio sinistro  verso l'altro con fare minaccioso...e poi con un'ultimo sforzo quell’anima di granuli d’acciaio si strappò dal corpo ormai necrotizzato  ( i lineamenti erano diventati irriconoscibili, le labbra nere ).
Aveva 73 anni ed era morto come un imperatore , circondato dai suoi ciambellani e dignitari , attratti da quello spettacolo di impotenza  e di rovina dell'uomo più potente del mondo , nelle cui mani erano stati a lungo i loro destini. Avevano condiviso con lui disperate battaglie, aspre vendette, epiche vittorie , azioni infami, festini notturni, drammatiche riunioni, solenni bevute ...Ora ne ereditavano il potere, l'immenso potere comunista.
7.Il comunismo
 “ Il comunismo – scrive Bettiza in Arrembaggi e pensieri - non era l’idea alta e pura , né un asilo o un rifugio per anime belle. Si diventava spesso comunisti perché attratti dalla violenza del male , dal desiderio punitivo nei confronti del prossimo e della società”
  Intanto predisposero i più grandiosi e solenni funerali , col popolo sovietico attonito sgomento , in lacrime , così come  i comunisti di tutto il mondo.
" A dda' veni' , baffone!", si diceva nella periferia romana e il grido rimbalzava , insieme alle note dell’internazionale , in tutti i dialetti e in tutti gli ambienti del proletariato italiano: “Deve venire,  Baffone, a liberarci da De Gasperi e dai preti!”.
Ora Baffone era morto e sembrava incredibile che anche uno come Lui , l’Anti -Cristo Rosso, potesse morire. C’era gente che baciava la sua effige e le statue di gesso , di marmo e di bronzo rapidamente sparse in tutta l’Unione Sovietica .
Intanto nei Gulag di tutta l'Unione Sovietica si spargevano le solenni e grandiose note di Beethoven dell'Eroica  che accompagnavano il lento procedere della salma di Stalin  e quelle note parevano ai detenuti come il soffio lieve del vento di primavera.
    Insomma la morte di Stalin , l’uomo d’acciaio , ma anche l’uomo imprevedibile, l’uomo astuto , assai meno rozzo di quanto appaia in molte biografie , anzi probabilmente uomo colto , personalità complessa , come ha raccontato Milovan  Gilas nelle sue conversazioni , era venuta al momento giusto.

2 commenti:

  1. l'idea di Anticristo c'era anche in lui che da prete tradì per divenire despota rosso, ma l'Anticristo vero è il grande traditore che già è tra noi

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  2. l'idea di Anticristo c'era anche in lui che da prete tradì per divenire despota rosso, ma l'Anticristo vero è il grande traditore che già è tra noi

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