giovedì 12 gennaio 2012

san Carlo da Sezze

                                              LA STORIA DEI GIORNI INUTILI



I CAPITOLO

scavo tra i nodi del tempo, in questa chiesa -stazione ferroviaria di periferia, con il tuo nome sulla fronte di cemento grigia impresso a lettere maiuscole. qui dove incontro altri volti come il tuo, visi poveri ,s cavati, pallidi, emaciati, sulla strada della madonnetta , tra il verde del parco , il rincorrersi dei cani e la folla più ignota,  o dietro un dito alzato nell'aria rigida , come una prolunga fino al cielo. ti ritrovo, solitario, un po' negletto, appartato, sulla sinistra dell'altare, col tuo saio squarciato là, nel posto giusto, quello del cuore, dov'era la cicatrice, il santo chiodo, la stigmata miracolosa...

 la tua storia dei giorni inutili

un filo rosso di sangue copre la croce, la chiave yale, stampigliata all'altezza del cuore, ricordo di quella sera d'ottobre, al traguardo dell'ostia consacrata
fu un raggio di laser che ti trapassò da parte a parte il cuore e tu cadesti in deliquio , privo di sensi, il tuo corpo s'era fatto di cenere e pietra congelata, le tue ossa erano piene di febbre e di vento, e fosti come
un Lazzaro che risuscita  con una spina perenne nella carne

la tua storia dei giorni inutili

venivi da Sezze , città chiusa e nera nella triplice cerchia delle mura pelasgiche , coi suoi quartieri, le sue parrocchie, i zoccolanti, i gesuiti, le clarisse, e san Lidano

città in collina avara amara con le paludi pontine , tre famiglie a fovernare tutto il territorio, e migliaia di cafoni a faticare, a cercare di sopravvivere, coi passi ciechi nei burroni, nella nebbia dell'inverno, e il freddo, le porte chiuse, sbarrate, le strade deserte il domani senza futuro, senza sole, senza visi....
questa la tua storia dei giorni inutili , illustre bifolco dall'aria impacciata, che te ne stai appartato, in disparte, abbandonato, occultato, demodè, pianticella anonima, fiore giallo, dente di cane delle paludi pontine, pietra alabastro e onice del tempo, mandorlo o melograno di Sezze ormai impolverato dai secoli, involucro di santità retrocesso a fiera paesana...

devo raccontare la storia dei tuoi giorni inutili, tornare con la memoria tra i brulli e sassosi monti Lepini , a cercare il sapore dimenticato dell'acqua pura...
ma tu non tieni il passo coi tempi, non sei nel girotondo delle feste urbane , che gonfiano le caviglie di assessori e ministri facili alle veglie mondane, non canti, non danzi, non balli, non bevi, non sei giramondo con le ali al vento. contempli l'ombra riflessa che consuma ogni attimo la vita, e guardi al cielo, con la speranza che non muore mai, che non può morire, e con un muto segno ammonisci: guai a chi uccide la speranza
ma la tua vita non è facile da raccontare, è una vita di giorni inutili
anche se in certi giorni di malinconia mi premi sul cuore, e allora vado indietro nel tempo a contare i tuoi passi, uno ad uno, li raduno come segmenti , come foglie, come passeri che si distaccano dal ramo, come rondini che tornano da lontane primavere e ripenso a quel tempo remoto, videogramma della storia divenuta creta o pietra , struttura di forme nel blocco articolato , nel rigore della statua, ripenso all'estasi del pennello liberato dall'artigiano, dove il colore scorre come parola traducibile, come  sangue , e dove chi ascolta ilt uo ciao, pace fratello , risponde al tuo saluto, la pace sia con te
dove esiste un'altra vita nei suoi molteplici ingranacci, e il sacro silenzio dei paesi che ti videro calpestare la loro polvere, le mete del tuo pellegrinaggio, tra pietre rovi sassi , la tua andatura dolorosa e lieve che non cambia dall'alba alla sera
dove i sospiri i gesti i lamenti i digiuni le preghiere le bestemie le stagioni del cuore hanno un peso una luce
dove lungo il sentiero gridano le piante e nella pianura trascorsa dai corvi l'aria si fa grotta alla tua voce smarrita
dove puoi trovare traccia del lungo silenzio del mandorlo di  Sezze, da mettere nel conto della storia, e tutte quelle immagini ormai chiuse nella pietra, in un silenzio che forse ora si fa voce, suono, luce....

 
  

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