sabato 28 gennaio 2012

Quale Ulisse ci salverà?




QUALE ULISSE CI SALVERA'?




Di Augusto Benemeglio

1.L’Ulisse di Joyce
Ulisse , il cosmonaufrago. Ha attraversato quasi tre millenni , da Omero a
Kubrik “E poi andò la nave, chiglia sui flutti, per il mare divino…”  
In Ulisse – secondo Piero Boitani - si riassume l’intero itinerario del pensiero
occidentale, culminato nella diaspora dell’olocausto. Sì, tutto l’itinerario
del pensiero occidentale resta quello di Ulisse , la cui avventura nel mondo
non è stata che un ritorno alla sua isola natale…
Ulisse è contrapposto ad Abramo che lascia per sempre la sua patria per una terra ancora sconosciuta .…in altre parole Gerusalemme contro Atene. E’ stato e sarà sempre così . E poi l’Ulisse dantesco , che parte dai lidi di Circe senza alcun desiderio di ritorno, e in direzione di una terra che non è promessa, ma ma certo ignota, è la figura stessa dell’inquietudine di tutta una civiltà me, quella occidentale. Ma forse la salvezza ci verrà dall’Ulisse di Joyce, che dopo le mille esperienze di ogni giorno torna a casa e accetta la realtà e la moglie infedele, una sorta di carnale Beatrice in cui si fondono tutte le terre …

2. L’Ulisse di Santini
O forse ci salverà il sincretismo , la mescolanza delle culture, il metissage. culturale di cui parla Florio Santini . Ulisse è sempre il primo a fare esperienza dell’altro, a incontrare i lestrigoni, i ciclopi , i feaci….
Ulisse è cantato da tutti, è un gesto, un remo , una vela all’orizzonte, è ognuno e nessuno. In lui le tradizioni si fondono e si combattono. Perché sincretismo non vuol  dire assorbimento indolore , acquiescenza ai modelli altrui: significa  invece conflitto tra civiltà, divisione lancinante nella vita e nella storia…..
Ma Ulisse racchiude in sé quella meraviglia che desta nell’uomo Filosofia scienza e poesia, quel mistero che provoca continua interpretazione e nuovi racconti.
“De’ remi facemmo ali al folle volo”
Ed ecco allora che Ulisse ad ogni momento cruciale della vicenda umana
congiungere essere e divenire , compiendo nella storia la profezia dei poeti. Si
trasforma in Erik il Rosso e Cristoforo Colombo e Amerigo Vespucci , scopre
il paradiso terrestre in America e l’infinito nell’Oceano. Di terra in terra verso il gorgo , il cammino di poesia e scienza si divide con il Vecchio Marinaio il Capitano Achab e con Poe, con Nietzsche e Leopardi, con Baudelaire e Darwin e con Ariel-Idomeneo-Buhl-Cahal o chiunque fosse a scoprire Gallipoli e altre mille città della Magna Grecia.

3. Il silenzio delle Sirene
Ulisse è ormai sospeso tra tutto e nulla , fra meraviglia e orrore: la sua ombra ci prepara allora , per mano dei grandi scrittori della modernità, esiti diversi e tuttora aperti: la metafisica della scemenza e la stupidità della metafisica ,l’oscurità e la speranza, la parola, l’enigma, il silenzio.
Il silenzio ultimo delle Sirene.
Secondo Kafka le sirene avevano un’arma assai più letale del loro conto, e questa era il silenzio; qualcuno si è forse salvato dal loro canto, dal silenzio, però, certamente no.
Il Nuovo Ulisse si avvicina alle Sirene, ed esse non cantano perché hanno
dimenticato il canto. Ma Ulisse non sente il loro Silenzio, lui crede che stiano cantando e che solo lui non le Ode perché ha i tappi di cera alle orecchie, perché è incatenato. Ma poi , uscendo fuori dalla finzione poetica , all’Odisseo di oggi non interessa nemmeno più che le sirene cantino o siano in Silenzio.
Per lui Vale solo l’infondata presunzione del suo Io. Egli intravede appena la seduzione delle Sirene, ma trascura la bellezza che gli viene offerta, non comprende il loro sguardo e neppure il proprio sguardo.
E invece di acquisire conoscenza , dimentica tutto e piomba nella più totale
ignoranza.
Questo racconto di Kafka prefigura allo stesso tempo la morte della poesia e
dell’essere e il canto della disumanità dell’uomo. E l’ombra ricompare puntuale ad avvolgere tutta l’ipotesi nel lieve velo del nulla che veste la vita mutandola in morte

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