venerdì 1 giugno 2012

Ci sono tante Puglie

Ci sono tante Puglie
Di Augusto Benemeglio
1.     Il mare
La Puglia è luce , è  colore . La Puglia è il mare . La Puglia è un museo a cielo aperto .E’un ricamo di pietra,  un giardino di ulivi,  la patria del barocco e del romanico pugliese. Un’Andalusia di lingue e culture , come memoria e nostalgia del suo passato greco latino e bizantino. E’  la più bella regione d’Italia, parola di Goffredo Fofi.  Voi pugliesi – dice Hèdi Bouraui , scrittore tunisino - siete inventivi , ma anche folli , levantini , straordinari in tutto , nel bene e nel male. Trattate lo spazio in modo diverso e date al tempo un allungamento incredibile , allora l’immaginazione diventa elastica e aperta, si dilata all’infinito. Per Baudelaire il grottesco, l’arabesco e fantasia sono strettamente connessi. Voi li avete tutti e tre . E la fantasia è il collante , la capacità di movimenti astratti, vale a dire liberi dalle cose , dello spirito libero, aperto, gioioso, fantastico, che trasforma le cose in immagini, linee e colori danzanti, ma sa anche essere spietata, feroce , dolorosa. La Puglia ha quella stranezza il cui tormento è un incanto e il cui incanto è un tormento.  
2.     Tante cose
Uno dice Puglia e dice tante cose , dai dinosauri di Altamura ai castelli di  Federico II, dall’ archeologia delle Grotte di Badisco  alla storia medievale , dal paesaggio incantato e tormentato ai misteri della musica , della matematica , dell’astrologia e della poesia , per arrivare ai mille popoli che l’hanno attraversata , conquistata , dominata , saccheggiata , facendone teatro e scenario delle loro lotte ; uno vede la Puglia e  vede , tutte assieme , tante cose con lo sguardo e con l’anima che fanno ressa nel cuore :  pianure , castelli, cattedrali, eucalipti , fichi d’india , e la vite  che dà il vino , l’unione mistica di Dio con l’uomo nell’estasi dell’ebrezza, e   l’ulivo , che è la luce che illumina i profeti , un’immersione nella luce delle cose , una luce che non ha eguali, meravigliosa, chiara, ma anche spietata . Un’ immersione nel vuoto dove ci sono emozioni e pensieri sospesi nell’aria , pensieri che uno vorrebbe afferrare , acchiappare  come farfalle colorate , perché  sono pensieri ed emozioni  che vengono da mille e mille anni di storia. Uno vede la Puglia e tenta di armonizzare la trama del suo pensiero, che si dibatte tra il sonno e il sogno, tra il desiderio del ritorno e l’ebrezza del volo e dell’avventura.
3.Leuca
Ed eccola questa zattera che si allunga nel mare, dalle Isole Tremiti a Santa Maria di Leuca, “ in poca rissa d’acqua/ ai piedi di un faro” , dove i salentini dopo morti fanno ritorno col cappello in testa, dice Bodini, forse il maggiore dei poeti pugliesi. E  poi il canale d’Otranto , la città dei martiri e del sangue , “mare de sale, jentu senza cantu:/cinque sèculi de jentu,/frange de cràuli an celu, e stu spamientu/ ca dura, e llu ribbombu de ddu sciantu, come ricorda il magliese De Donno…Qui  è come entrare nel cuore dell’uomo , nell’utero della storia con la sua atmosfera onirica , il sogno architettonico poderoso , il mosaico di Pantaleone , messaggio teologico in forma d’arte , la vastità dell’orizzonte  e il senso dell’infinito . E poi la Messapia , la terra dei due mari, di qua l’Adriatico, con la grotta di Roca , la grotta dell’amore ,  di là  lo Jonio che “mostra la sua dolcezza d’estate / e  il suo terribile moto d’inverno ./ E’ allora che il viso dei pescatori / ha la forma del vento / e fra mare e terra vi è un unico spazio.”, scrive il gallipolino Vittore Fiore.  
4.     Salento barocco
Il Salento  è patria del barocco , con un bel po’ di esoterismo , e magia  antica, e un po’ d’algebra dei frutti maturi, come diceva Krolow,  e Benn aggiungeva, Io sono prismatico, io lavoro con i vetri.  Ed anche il Salento è  fatto di una bellezza prismatica scandita dai violenti contrasti,  è qualcosa simile ad un laboratorio di pittura , dove un uomo vestito tutto di bianco con guanti di gomma , lavora secondo un orario ben preciso ed è attorniato da strumenti speciali,  e  da non so che cosa di arbitrario , accidentale , caotico .E un pizzico di horror vacui  , una infarinata di mare azzurrissimo con un versante liberty e l’altro greco classico. E  poi c’è quella ruga , quella  piega , quella cicatrice colorata che non sai bene dove  si trovi esattamente , ma sai che c’è e si prolunga all’infinito. E’ precisamente lì che trovi la linea segreta di attraversamento per “ l’oltre”, lo spazio mentale , il mito , la leggenda , ma anche il quotidiano convertito e reinventato in mito: la sensuale melagrana  aperta, simbolo della fecondità femminile,  e la dolcezza  del fico d’India , sotto scorza ruvida e spinosa.
Il Salento è una sinfonia tutta barocca , con echi di surrealismo bodiniano e di follìa, anche. E’ lo spettacolo meraviglioso della storia , il luogo dell’abitabilità spirituale , ovvero di ciò che appare sensibilmente , sia esso misero o anche meraviglioso. Ma devi stare attento a dosare gli ingredienti , altrimenti ti smarrisci tanto nello spazio quanto nell’anima e non riuscirai a trovare la tua meta, ti ritrovi come un narciso decadente bizzarro dannunziano in un quadro-specchio delle tue brame che riflette  la tua vanità , nascita crescita e morte di un Narciso qualsiasi freddo , ed estraneo a se stesso , con l’infanzia che ti segue e   scava nidi , e tu insegui  farfalle, il sogno perpetuo della farfalla che sogna d’essere uomo , leggera  variopinta , coll’ali iridescenti,  bellissima, o  dell’uomo che sogna d’essere  farfalla , che sogna di volare ( e voli sul serio, tocchi il cielo basso ,  t’immergi nel cielo medio e ti senti puro  siccome un angelo, anzi , sei un angelo) , ma stai attento al cielo in cui voli . E’  troppo chiaro, sei costretto  a coprire  la tua vista con la mano , ti devi difendere  dalla luce  , da questa incredibile fissità  della luce da mattino iniziale dell’universo, una luce che ti piove dentro,  che ti ferisce, che ti fa male agli occhi e ti costringe a rifugiarti nel buio, in cieli notturni sotto la luna , donna-maga  e donna-strega. Ecco l’anello inutile  di  Aretusa , la ninfa trasformata in fonte, parodia del peccato , e di nuovo la melagrana aperta che ti si offre  come fanciulla vergine. Ecco nuovamente le farfalle di Taranto che danzano a milioni , con le invisibili ali . Ti viene la nostalgia delle ali che non hai più, la nostalgia degli odori d’incenso, dei riti misterici,  i sabbath   nelle memorie della luna,   di  tutti i concerti per farfalle e angeli soli che avevi dimenticato. La luna ora si bagna nell’acqua , nell’acqua salata di mare , che sta   dietro la tenda del cielo. Ecco i vani presagi che stanno nell’altra parte della luna , ecco ciò  che non vediamo, che non potremo mai vedere  (c’è chi vola e chi no , il sogno delle sirene , la verità  eternamente sospesa  e l’inganno , i  luoghi comuni , le cose pensate e non dette , gli inafferrabili frammenti di luna che l’uomo dello spazio tentò di portar via, e invece sono  rimasti  tutti lì, affinché la luna , la luna dei Borboni, la luna del Salento rimanesse intatta umorale azzurrina piena di magia e di follia. “Mi ascolterai dietro l’amaro volto dell’erbe che la luna dissolve?”    
Ecco , questo è  il Salento , il barocco fragile di Santa Croce , il nido degli Zimbalo,  il libro di pietra leccese , dove  le pagine non volano, ma si consumano , si erodono , e perdono il gesso e l’oro.  E i cervi di Badisco sulle pareti delle grotte neolitiche . L’artista  continua a lanciare  la sua opera come si lanciano le lance, i pugnali, i dadi,  come il primo uomo lanciò la prima parola ,  e non sa se essa sarà  qualcosa di diverso dal solito grido di dolore.
Oh ,  dio,  la grotta dei cervi e il percorso senza ritorno! , un trekking dello spirito , il canto isolato di fronte al morto irraggiungibile , il poeta non può cantare altro che di una  brezza triste che spira ancora tra gli ulivi millenari. Il poeta non placa mai l’attesa, l’eterna attesa di qualcosa che non verrà mai. Mai. Oh, dio , ma che cos’è questo barocco dell’anima rosacea che ti si sgrana , che esalta in estatiche visioni  ascensionali  , e t’affligge nel tormento del dubbio?. Il tarlo del dubbio …Sono stati scritti trattati sul tarlo del dubbio…la mano enuncia verità  e gioie  che la lingua non può dire.
5.     Brindisi
La Puglia , si diceva, è  il mare , quello stesso mare che avevano solcato quattromila anni fa i Fenici , il mare  dell’Odisseo omerico dalla fluttuante incertezza, o  dell’Ulisse dantesco  , della conoscenza e dell’esperienza , ma anche il mare della sofferenza e della paura , delle aggressioni saracene, il mare  delle onde che bruciano , il mare cattivo delle libecciate , dove , in ogni tempo,  “li poviri piscaturi/ chini te miseria, te fame e duluri  vanno   ciarcandu  lu pane e lu sole te la ‘nvarnata”, come ricorda Aldino De Vittorio. La Puglia è  una regione dalle molte facce, una  regione di frontiera che si è trovata a far fronte all’est , che ha avuto i suoi  problemi gravi , con le  calate e gli assalti dei mori  e dei turchi che tutto squassano arraffano stuprano uccidono , lunghi secoli di scontri/incontri  e di paura, che hanno costretto i pugliesi – dice Fofi - a diventare levantini e amorali, a farsi, insomma diffidenti e “paraculi”, quando occorre. Macchè – ribatte l’ammiraglio Fadda – ,  niente vero . Quello pugliese è un popolo multiforme , terribilmente intelligente , ma non ama affatto il mare, anzi lo teme , non solo per le aggressioni che ha dovuto subire nei secoli passati. Il fatto è che  il mare da lontano è fermo , piatto , poetico; ma se vai nella pancia è tutto diverso, pauroso,  cattivo, spietato nemico , quando ci sei dentro in quel ventre azzurro il mare ti mostra tutta la sua ferocia … Ad esempio , prendi Brindisi , testa di cervo , il porto degli imperatori romani , da Vespasiano a Marc’Aurelio , il porto cruciale per le partenze dei crociati fin dal medio evo , il porto che dà lavoro a un mucchio di gente. Ebbene, paradossalmente , a Brindisi non ci sono marinai , né pescatori. Ma io dico che in genere noi italiani , a dispetto della storia e geografia , non abbiamo grandi tradizioni marinaresche, anzi credo che ancora oggi metà popolazione non sappia nuotare, anche se tutti si fanno la barca. Ma i  pugliesi hanno una cultura di fondo contadina , la cultura della vite e dell’ulivo , una cultura trasmessa per sangue . Se  tu parli con un contadino  qualsiasi senti che le sue riflessioni sono profonde .
6.La storia sta in ogni dove
Io dico – sostiene Luigi Malerba – che troppi , troppi popoli hanno attraversato la Puglia  e ognuno ha lasciato una traccia , una ferita , un cratere , a partire dai lontanissimi costruttori di dolmen e menhir , e i frequentatori dell’età dei metalli, tra fossili calcari e coralli, pietre levigate e vetri vulcanici. Ceramiche incise , con conchiglie, stecche , canne e denti di lupo. I primi  abitatori di questa terra avevamo  losanghe e fasce a linee parallele, lisciatoi  e punteruoli d'osso accette votive e scalpelli di ofiolite. Erano portatori d'ascia con ferite di silenzionel chiuso morso del cuore. Avevano  un'esplosione di grida dentro e tanti semi ancora fulgidi di inconsce  speranze da gettare sul mare. Qui c’è  un tale ingombro di storie , e di architetture , e di vicende da far mettere le mani nei capelli.
E’ vero. Ci sono tante Puglie, tanti posti diversi  da vedere, posti che fanno a botte l'uno con l'altro , come i pugliesi che appartengono ad etnie diverse , - i Dauni nella Capitanata , i Peuceti nella Terra di Bari e i Messapi nel Salento ,  senza contare gli spartani di Taranto , - e non sono sempre amici fra di loro , parlano dialetti diversi , ma  stanno insieme , uniti da una continuità storica che sta nell'aria , una storia che si incontra ad ogni passo , una storia povera e fastosa , miserabile e luminosa , fatta di muretti  a secco e di cattedrali , di menhir , alberi di pietra votivi, e di umili sassi, di  pianure sterminate  e di mare vetro bianco fuso contro il  bianco delle città;  la storia sta in ogni dove , in ogni luogo,  e questa è una grazia  rara. C'è il senso del sogno , della grandiosità  e dell'infinito. 
7.Terra felice
Dal Gargano aspro e misterioso di fede , alle affannate colline del Sub appennino, al Tavoliere gonfio di frumento , alle mirabili rete di cattedrali e castelli, alla Murgia ossessionata di pietra, al giardino della Valle d'Itria , alla carnosa sensualità del Salento dove spira già aria d'Oriente, tutto è Puglia con la frattura tra linguaggio e idealità , tra volere e potere, tra aspirazione e fine.   Ecco che si apre uno scenario di una ricchezza e di una varietà inimmaginabile , una mareggiata di verde davanti ad un'azzurrata di mare. Usi , costumi , tradizioni , dialetti  diversi , l’abbiamo detto , eppure siamo nella  stessa regione , ed è questa una continua scoperta, uno stupore, fino alla fine del percorso. Qui venne Idomeneo , venne Enea, venne  Diomede,  e vide quella luce straordinaria, la luce che forma le forme, la luce che taglia gli angoli del romanico e disegna la geometria delle città, la luce che abbaglia i paesi imbiancati di calce, la luce che accende i colori di una primavera senza fine. L'eroe chiese  agli dei,  Con quale nome dunque chiamerò questa terra di luce ?. E gli dei risposero, Chiamala terra felice, perchè  questa luce è aperta agli altri, è una luce di  incontri ; non ci sono linee d'ombra , nè introversioni con una luce così, perchè qui c'è ariosità, pulizia, ci sono case del sole e degli dei...Ma forse in  questa terra così schiacciata da un cielo senza pietà , da un'immensità che lascia storditi, in questa terra così  orizzontale a perdita d'occhio , dove svettano le anime verticali dei campanili e delle cattedrali e dei paesi raccolti intorno ad esse, aleggiano  troppe passioni , troppe morbosità,   troppe linee  di follìa, troppe discordie , troppe divisioni, troppe distruzioni, troppe avidità  affinchè vi giunga realmente la felicità....Del resto, lo sappiamo, la felicità vera è pura utopia, una scia di musica, uno strascico  che lasciano i pianeti e le stelle nel loro eterno movimento


           8.Le città invisibili .
La Puglia è luce , apre spazi infiniti , che rappresentano l’oltre , l’invisibile , e la luce si stende su tutto e rabbrividisce come un gran bacio di passione. La Puglia è  colore , e noi abbiamo bisogno di capire l’enigma dei colori, abbiamo bisogno di colore per vivere , e il colore è pensiero, è vita , e qui lo troviamo intatto ;  qui niente  è scisso, tutto è complementare in modo spesso violento. Ad esempio Bari è una città offerta al mare come un vassoio davanti all’immensità , con il centro storico  più bello d’Italia. Barivecchia , - dice l’algerino Allam , - mi ricorda la casbah, con le stradine intricate il bianco dei muri e la pavimentazione, è la nostra Medina  . Le vie bianche di calce , strette, così che il sole entra soltanto se cade a picco , le case appese, i muri alti, i palazzi aristocratici nella loro architettura, è una città molto araba …ma fuori dal centro storico le case sono brutte , sono un blocco di cemento, sono un insulto alla natura e i cittadini vivono chiusi in piccoli mondi che bisogna penetrare . Bari non è città di passaggio , è una città a più dimensioni . Bari ha un compito verso il Mediterraneo , deve integrare i popoli e le culture che ancora oggi si scontrano  . Oggi viviamo in un mondo ingiusto  di rifugiati di emigranti di clandestini  : sotto queste molte  vesti di  disperazione  ci sono soltanto esseri umani che dobbiamo tutti aiutare. I pugliesi , questi levantini della magna grecia avventurosi e antropologicamente ricchi per aver colto il sostrato di tutte le culture , l’hanno fatto, hanno dimostrato spirito di fratellanza e solidarietà, anche se  non tutti gli italiani sono d’accordo in questo.  Ma l’homo barensis – dice Luca Desiato - ha qualcosa di barbaro dentro, nel senso di una considerevole energia vitale. Appartiene ad un popolo marinaro, aperto all’accoglienza  perché abituato al commercio.
9.Da Foggia a Bitonto
Foggia , il capoluogo della Capitanata , invece - dice Giovanni Russo, - è l’anticittà , quando ci sono stato c’era un sole e un caldo bestiale , ma Foggia è uno snodo importante , un centro agricolo e industriale attivissimo ,in forte espansione , ed è anche la città della lirica con il suo Giordano, Andrea Chenier, Arbore e il  Clarinetto, e l’antichissima favolosa Arpi  fondata da Diomede. Mentre Lucera , la città araba , mi è rimasta dentro l’anima come un lungo sogno , mi sembrava emersa dal passato era la città di Gerusalenne che mi veniva incontro in una sorta di sincretismo culturale e religioso, i crociati e i musulmani, e gli arabi  che andavano insieme a braccetto nello sfavillìo delle notit. Ho visto anche Faeto, la città angioina , sul declivio che domina l’alta valle di faggi , olmi e querce, in una posizione assai panoramica, e i suoi  abitanti che ancora parlano il provenzale  antico dei coloni fondatori ;  e poi  Bovino, l’antichissima colonia romana Vibinum , ricordata da Plinio e da Polibio, sulle cui alture si fermò Annibale . La città , con il suo palazzo ducale, le sue torri e il bel Duomo con la protome bovina, simbolo di San Marco , m’è parsa come uno scrigno d’arte.
Io – mi dice Pompilio Fedele – invece ho visto Trani e Barletta , che sono un ricamo di pietra ; e poi i  paesi della valle d’Itria ,  unici nel loro candore ; le città invisibili che ti vengono incontro nella notte , con le loro luminarie , tutte diverse l’una dall’altra per la pianura , per la luce, per la varietà architettonica , e poi la cucina ,  le verdure , il pesce , la frutta , il vino pieno di sole , quel  sole che si infila nei vicoli  di Barivecchia , le voci , i colori, le canzoni;  ho sentito una canzone gitana scritta da Bregovich , una casa di sogno , fatta di un’architetura storica, labile , fatta d’aria, invisibile… Anche Martina Franca , dice Lagorio , è un’architettura fatta di labilità, di levità, di pulizia, sarà forse il bianco della calce o la pietra chiara, la Puglia è soltanto luce, uno scrigno di luce.  Mi hanno invitato a Monopoli , una festa di cibi , di pesce e di calore umano, un senso di familiarità coinvolgente e avvolgente…ti fa crescere dentro il sentimento della bellezza , poi esci all’aperto e trovi il mare e il cielo in sintonia con quella bellezza …Oh, Dio, fai dei voli dello spirito!. Ad esempio , la cattedrale di Molfetta è costruita sul mare , una cosa veramente unica al mondo . E Ostuni , Locorotondo , Ceglie, città di calce distese tra i giardini di olivi , e Alberobello , città inconsueta , strana . E’ come se si vivesse in una fiaba di pietra .
Pensi a quelle città , ma anche ai centri storici di Bitonto , Trinitapoli , o Terlizzi e provi un senso di ariosità, di pulizia , come se dovesse passare da un momento all’altro una processione, con il papa.

10.Riscatto
La cultura pugliese – dice Alfredo Caltabiano - è stata influenzata dal mondo spagnolo , oltrecè dal mondo arabo. Prendi  il Gargano , ad esempio. E’ una terra mistica che ti ricorda San Giovanni Della Croce e Santa Teresa d’Avila . Lì trovi la grotta dell’Arcangelo,  un luogo dove senti il sacro il mistero del sacro ne respiri l’alito, lo avverti intorno a te , lo tocchi quasi con mano…E poi i riti religiosi di Taranto , l’antica Taras del mitico fondatore Falanto, la città di Livio Andronico , la grande alleata di Sparta ,  che ti riportano in pieno medio evo , i piatti del paradiso , certi germogli di grano con cui si addobba il sepolcro , la processione dell’addolorata , per non parlare delle  focare di Novoli  e il tarantismo diffuso in tutta la regione salentina.  
Queste terre , - dice Ernesto Ferrero , - hanno bisogno di un riscatto morale e civile. Per me è sempre una commozione rivedere questa terra di cattedrali e i castelli di Taranto , Oria , Bari , Manfredonia  , Trani, Lucera , Castel del Monte con le sue memorie antichissime e misteriose . E’  una proiezione metafisica , uno dei dieci posti più misteriosi del mondo   la poesia di pietra , un teorema cosmico e geometrico, una pietra algebrica , dentro quelle mura , mi son sentito come Petrarca sul mont ventoux o Dante nella Vita nova , mi son lasciato prendere dal luogo, dalla sua perfezione , è un poema di perfezione architettonica, direi che è l’ansia di rappresentare sulla terra la perfezione dell’universo . Federico amava la cultura , ma anche le donne belle , e le donne pugliesi sono bellissime , la fattezza dei loro visi supera la fisionomia della donna del mediterraneo, va verso la bellezza orientale …

11. Gli uomini della Puglia
Io – dice Emilio Pasquini , ordinario di Letteratura nella Università di Bologna - ho avuto il privilegio di correggere gli  scritti del grande sindacalista di Cerignola , Giuseppe Di Vittorio , di cui han fatto la fiction televisiva qualche tempo fa.  Peppino , come lo chiamavano tutti , aveva una grafia fittissima, erano pezzi  caotici  pieni di passione di sangue ;  quando li leggevo  mi sentivo ribollire , me ne lasciavo pervadere completamente , al punto che abbandonai le mie idee e diventati marxista , anche se per poco ;  i suoi scritti erano pieni di strafalcioni , veri e propri orrori di sintassi e di ortografia , perché erano  ovviamente scritti di getto , e si sa che Di Vittorio era un autodidatta , ma la foga con cui si parlava di liberazione della masse era un fuoco che non ti poteva non contagiare …Poi ho conosciuto  Cassieri Tommaso e Vittore Fiore, Bodini, Macchia , Spagnoletti , Carrieri , Sansone, Marti, Spongano, che è stato mio professore all’Università di Bologna , e poi Donato Valli, tutti insigni personaggi della Puglia,  degni di stare accanto ai Giustino Fortunato , De Viti de Marco e Salvemini …e poi ho conosciuto Moro, un uomo incredibile… Moro aveva la sottigliezza degli arabi , un’intelligenza davvero mostruosa, nessuno gli perdonò mai quella intelligenza troppo viva, troppo superiore agli altri, ma aveva anche una carica umana straordinaria . Era molto riservato, molto timido, e tuttavia destava un mare di invidie e gelosie…per la sua genialità. Era un faro.
12.La luce
Cercavo la Puglia assetata – dice Sgorlon - e ho trovato la luce , il biancore delle  case , abbacinante , quel riverbero di luce incredibile che vedi ad Alberobello, a Martina Franca , a Grottaglie ,  che rispettano la regola universale del bianco attraversato da ringhiere grigie . Qui è speciale – dice padre Gonzales Martin , letterato, storico, meridionalista - il taglio delle ombre , per la sua chiarezza , ma sono ombre calde.  E’  il clima che fa crescere bene gli olivi e le palme, e poi quel che ti conquista è il vivere sulla strada, sulle porte di casa, sui marciapiedi , questo vivere in strada porta la gente a dialogare ad essere più loquace  e quindi disposta ad accogliere . E infine quei ricami di pietra che sono le chiese . Il barocco leccese è ricco volubile fiorito stravagante , una sorta di liberty , un esplosione di follìa,  libertà, gioco…E’ come Lecce , che ha una sua bellezza fragile e armoniosa , aristocratica, una città che si sposa col colore della sabbia , della pietra,  e col verde argentato  degli  ulivi…ma io m’incanto a guardare il romanico ,  così arioso , chiaro , scabro, nudo, essenziale, con una semplicità che è adesione all’innocenza e novità al mistero. Significa farsi puri e semplici di fronte a Dio. E’ come voler  veramente farsi una casa di luce , la casa del sole e di Dio, con quella linea  geometrica , la pulizia , che trovi anche nelle architetture rurali… Sgranato come un rosario bianco  accecante su una collina dell’altipiano delle Murge , coi suoi 1430 trulli,  ecco Alberobello  ,la capitale di queste architetture rurali , costruiti,  pietra su pietra,  senza uso di malta,solo  strati di pietra calcarea tirata a calce , stretti l’uno all’altro come fratelli , con i tetti grigi fatte da chiancarelle sovrapposte . E i muri sono intonacati con argilla e calce e paglia d’orzo. Quando vidi per la prima volta  i trulli , -dice Khaled Allam,-   pensai ad un campo dove le tende erano di pietra , mi ricordai improvvisamente la mia beduinità , mi ricordai di Chatwin quando dice che un tempo tutto il mondo era nomade e poi è divenuto sedentario. Ecco i trulli  rappresentavano questo passaggio .
13. Gli ulivi
Se guardi gli ulivi , -dice Antonio Piromalli - ,  ti sembra di vedere la personificazione degli antenati pugliesi , di quei popoli che sono sbarcati o che hanno popolato il Salento , ulivi antichissimi e una raccolta terribile di teschi. Qui la cultura è contadina, ogni bene viene dalla terra, la terra è la fede di quel popolo. La Puglia potrebbe costituire una Repubblica a se , hanno ragione i politici pugliesi a chiedere il riconoscimento di luogo di frontiera , perché la Puglia è già frontiera mentale , pensiero, sogno, prima che luogo reale  affacciato sul mare , sulle coste dell’altra sponda , in quell’immensa pianura io colgo un senso di serenità profonda  che penso venga dal mare , dalle regioni del mito .  La Puglia per me nasce dal cuore dell’Egeo ...
14. Inizio e fine
Ci sono due luoghi in Italia – dice Marabini - che sono l’inizio e la fine della nostra cultura , Trieste e Leuca . Leuca è un luogo di chiarore proiettato nella luce del  bene  che tanti di noi pensano di aver perduto nel corso dei secoli  , il bene che esisteva nella terra di Pindaro e Platone , il bene descritto da Pitagora e da Archita, è ancora lì, a Leuca dove la materia ha trovato la grazia del divenir luce, la gioia del passaggio, l’energia lirica che scaturisce dalla tensione verso un punto che la trascende.  Io  sono legato a quel tempo ed è  come se andassi alla ricerca di quel tempo annidato laggiù, a Leuca , finibus terrae.   si è fermata la vita che non esiste pù da nessuna altra parte , ma contemporaneamente ho paura a toccare quel luogo, perché il mistero potrebbe svanire e potrebbe svanire l’incanto che coltivo nel mio cuore , nella mia mente.

Roma, 21 maggio 2012                                     Augusto Benemeglio


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