sabato 30 giugno 2012

Antica musica e danza nel tacco d'Italia


ANTICA MUSICA E DANZA NEL TACCO D’ITALIA      

1.Che così’è la musica?

“La musica  - scrive Rilke - é l’albero che nell’orecchio sorge, le cui radici affondano nelle regioni oscure e caotiche della psiche  e le cui chiome toccano i cieli intatti dello spirito”. …
 
2.Cos’è la danza?

La danza non è, - secondo Van der Leeuw , un  fatto estetico , ma un culto in cui la vita ritorna col suo potente ritmo primordiale . Danzando gli uomini si pongono su un piano di realtà psicologica differente da quello normale: divengono animali , cacciatori , esseri divini, eroi; luna e vento , sole e stelle, s’immergono in uno schema di rappresentazioni mitiche che vengono riattualizzate a vantaggio dell’individuo e del gruppo. L’uscita dal sé ordinario non è  una finzione , una recita, ma una realtà; i partecipanti non avvertono alcun distacco tra il personaggio rappresentato e chi lo rappresenta .Anche per Platone la danza era di origine divina , i gesti nascevano dal profondo dell’anima , l’entusiasmo era il segno della presenza interiore del dio.
Nelle varie tarantate  e pizziche , c’è  musica , ma soprattutto molta danza , danza  primitiva del tipo sopra descritto . Non so tutto quanto sopra detto c’entri con il risveglio  prepotente  che c’è stato in questi ultimi anni  nel Tacco d’Italia , (e il momento perdura felicemente) della musica etnica e  popolare salentina , facente parte delle antichissime   tradizioni , (risalente , secondo alcuni studiosi, addirittura , al neolitico) ,  fattostà che  il fenomeno si è esteso a macchia d’olio in tutta la regione , facendo  sì che in ogni più piccolo paese  del tacco ( e ce ne sono tantissimi)  nascessero come funghi  gruppi etno-musicali  , alcuni di essi ormai famosi  anche in campo nazionale, con tutte le polemiche indotte ad arte che ci sono state .Parliamo dei  Tamburellisti di Torrepaduli,  il Canzoniere grecanico, gli Xanti Yaca , i Ghetonia, gli Aramire’, i Menamenammo’ , gli Officina Zoe, l’ Aracne Mediterranea , i Lazzaruni di Gallipoli e la Compagnia Salentina di Casarano , e tanti, tantissimi altri  che non conosco.

3. Estati ossessive

Ad ogni estate  ormai si registra  una proliferazione straordinaria di musica folk  , una vera e propria “full immersion”  di musica etnica che sta entrando a far parte di repertori di famosi cantanti ( vds. Edoardo Bennato) , e  si può dire che non ci sia  ormai serata estiva senza tarantate  e pizziche , che si cantano e si ballano  un po’ in tutte le piazze , gli stadi, i locali notturni  e le spiagge del Salento. Dal nord leccese di Squinzano ai paesi bianchi e rosa del Capo , Tricase Castro e Leuca  , risuonano flauti , tamburelli e tiritacchete (nacchere salentine) .,  mandole , armoniche a  bocca e violini,   organetti diatonici e fisarmoniche , chitarre e  tamborra ( tamburello sordo, senza sonagli)  e voci…voci ritmiche e ossessive  salentine. Sono queste  le  radici musicali di queste  terre estreme del tacco d’Italia ,  un tempo veri e propri  riti liberatori  della  civilta’ contadina ,  con   la ragazza tarantata che faceva mosse e contorsioni altrimenti proibite. Si tratta , come accennato ,  di riti antichissimi che probabilmente si rifanno alla cultura   pagana , ma ci sono tutta una serie di interessanti aneddoti al riguardo.

4.Federico II

Si racconta che perfino  l’imperatore Federico II ne abbia assistito ad un caso di tarantismo rimanendone assai colpito e affasscinato. Il fatto sarebbe avvenuto a Otranto nell’estate del  1230 , presso l’antica   “ Torre del serpe” , (ora  esiguo diaframma  di una torre cilindrica , ma un tempo antico fanale ad olio del porto) e Federico avrebbe poi incaricato uno dei suoi  scienziati arabi di studiare il fenomeno, fenomeno di cui  esiste  testimonianza  certa  da parte di un erudito viaggiatore del XVII secolo , un etnologo  ante litteram , l’Abate Giovanni Battista Pacichelli , che nel 1684 scrisse  da Ostuni:  “…C’è un picciol animale in questa città chiamato Tarantella ,simile a una mosca grossa verde e rossa sopra , che punge insensibilmente l' estate , obbligando a ballare al sole , in quell’aria , del violino o altro istrumento  a veder gli specchi le fettucce o altri oggetti allegri finchè viva lo stesso animaletto,  sì come io stesso ne ho veduto più volte i segni , in altrui, che si chiamano gli Attarantati  e danzano al suono del tamburello…”.

5. Il tamburello

 Il  tamburello, strumento principale  dell’etnomusica salentina,  che qualcuno afferma sia stato trovato addirittura nella Grotta dei Cervi di Porto Badisco e questo la direbbe lunga sulle origini delle tarantate e pizziche  che ritessono la storia antichissima del Salento, storia di danze  rituali individuali o collettive che sopravvivono ai  giorni nostri in almeno tre forme : la pizzica tarantata , classica , la pizzica de core  che si danza soprattutto in occasione di feste popolari, di matrimoni, battesimi e feste familiari. Si tratta di una danza "saltata" di coppia mista e ritmo veloce che viene ballata da tutti, grandi e piccoli, diventando espressione di sentimento di gioia. La pizzica de core rappresenta bene i sentimenti d'amore, la passione e l'erotismo. Infine la pizzica – scherma,  un ballo  tipico di  Torrepaduli, frazione di Ruffano  che va in scena nella notte tra il 15 ed il 16 agosto, festa di San Rocco. E' una danza rituale di coppia, a tema antagonista, che in passato prevedeva la presenza di coltelli (Danza delle Spade) nelle mani dei danzatori e radunava i migliori suonatori di tamburello attorno ad interminabili ronde di danze e sfide che si prolungavano per tutta la notte. Oggi i coltelli sono sostituiti dalle dita: indice e medio della mano colpiscono il petto dell'avversario; tutt'attorno è musica e rullare di tamburelli a cornice. La scherma è danzata soprattutto da uomini e si accompagna bene con l'armonica a bocca.

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