sabato 30 giugno 2012

JOHN FANTE IL DOSTOEVSKIJ DI GUARDIAGRELE


            JOHN FANTE IL DOSTOEVSKIJ DI GUARDIAGRELE
                                    di Augusto Benemeglio
1.     Il comandante Marrone
Il Comandante Mariano Marrone , di Guardiagrele (Chieti) , era imparentato
con la famiglia Fante , e molti anni fa, prima di diventare ufficiale delle Capitanerie di Porto e Comandante del Compartimento Marittimo di Gallipoli
era stato imbarcato su  diverse Navi   Mercantili  come Ufficiale di Macchina,
, e capitò  più di una volta che sbarcasse negli Stati Uniti,  dove aveva conosciuto e fatto amicizia con la famiglia  Fante , americani con origini italiane , proprio  di Guardiagrele  , il suo paese
Mariano mi raccontò di aver parlato  spesso con  Frank , il nipote dello scrittore John;  suo coetaneo ,  che ancora parlava qualche parola dialettale abruzzese.  Ma la prima volta , quando era  giovanissimo , alla fine degli anni 50’,  incontrò  proprio    John , e me ne parlò diffusamente , a Roma, quando eravamo  insieme al Ministero della  Marina.  Io ero molto incuriosito , avido di notizie. 
2.     Scrittore ammirato da Bukowski
Per la verità – disse Mariano -  l'ho visto e ci ho parlato una sola una volta e tuttavia m'è parso chiaro che si trattasse di un "wope" , cioè il tipico italo-americano, sradicato,  non integrato , nonostante lavorasse ormai da diversi anni a Hollywood come sceneggiatore. E per tutta la vita soffrì di questo complesso , probabilmente . Di fare lo sceneggiatore gli interessava molto poco , la sua ambizione era di essere riconosciuto per quel che sentiva di valere come scrittore , scrittore intenso , di raro equilibrio, nuovo, originale , al punto tale da essere ammirato e preso come modello dal grande Charles Bukowski . Ma anche Elio Vittorini intuì la sua grandezza di scrittore e non esitò a tradurlo e farlo stampare, in Italia, già nel 1941 , quando la fama di Fante come scrittore era praticamente zero. E infatti in Italia il suo libro Chiedi
alla polvere fu un fallimento . Ma il suo "Arturo Bandini" , scrive Santoro,
ci trasporta in un universo marginale, fatto di squallidi albergi e di
locali dozzinali; uno straordinario viaggio interiore, un percorso tra i
pensieri e i sentimenti di un giovane di vent'anni, con le sue ingenuità e
contraddizioni ma anche con la sua sostanziale nobiltà ed elevatezza
spirituale.
3.     Vinicio Capossela
Molti scrittori americani – scrive Vinicio  Capossela - hanno reso grande il mito dell'America asfaltandone le strade,cantando i posti di ristoro, gli occhi
di marmellata delle cameriere , il fresco, la penombra dei bar prima dell'
assalto della sera. John Fante ha fatto tutto questo, ma , a differenza di
Bukowskj,  il Cristo che l'ha resuscitato in vita, ha conservato anche gli
occhi italiani, occhi malinconici, occhi di sua madre, ostia sacra,sacrificio della carne della Famiglia.

4.     Chiedi alla polvere
"Chiedi alla polvere" mi fa lo stesso effetto che faceva a lui leggere
Dostoevskij . Maccheroni riscaldati e bestemmie , il velo di caglio ossidato
e la tazza iridescente del tè senza limone. La sua scrittura scioglie il nodo del risentimento , ti permette di abbracciare i tuoi vecchi nella loro disgrazia, nella loro miseria, nel loro decadimento .Io me lo ricordo bene , - scrive Diego Ramirez , scrittore colombiano che faceva l’usciere a Hollywood  - il vecchio John,  poco prima di morire , era cieco e malato di diabete , dettava alla moglie il suo ultimo romanzo , "Sogni di Bunker Hill" e lì dentro c'era c'è tutto il dramma e il destino degli immigrati italiani in America. E sai che ti dico, amigo?, mi fa Diego.  A John Fante voi italiani dovreste fare un monumento, invece non sapete neppure chi è. Vergogna!...

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