sabato 19 maggio 2012

Il sorpasso di Ivano Mugnaini


IL SORPASSO DI IVANO MUGNAINI

Di Augusto Benemeglio

1.Strade

Sentire “Il sorpasso” come metafora del proprio ineluttabile destino, un po’ come avvenne cinquant’anni fa nel film di Risi, con Gassman e Trintignant ,  e quasi quasi  nella stessa situazione socio-politica di sciattezza ,cialtroneria ,perdita di forma etc., che fin da allora lamentava Italo Calvino. Ma con un enorme differenza, allora si iniziava un cammino verso un futuro radioso , da spremere e godere come un frutto maturo,  pur con tutti i limiti di cui sopra , e con canzonette tipo  Saint Tropez Twist di Peppino di Capri, o Guarda come dondolo  di Edoardo Vianello, che fanno da sfondo al film;  oggi non c’è più niente davanti a noi, il futuro ce lo siamo già giocato ad un gigantesco video-poker mediatico. Siamo tutti in liquidazione, in via di estinzione per consunzione spirituale ancor prima che materiale. E tutto ciò non poteva non essere registrato da  un poeta colto raffinato e sensibilissimo come Ivano Mugnaini , che indaga l’assurdo che c’è nelle scene di vita quotidiana  (Sarebbe tempo di percorrere le strade/ dei perché lasciando a casa le borse/ dei come, cercare una voce, una chiave/ nelle ossa spezzate dei cani o nella carne/ soffice di ghignanti puttane. Sarebbe tempo,/se il tempo non fosse fragile, imperfetto…//ma/  La strada non è la stessa. Lacera, deborda/ la rabbia dei pini, affiorano grida di radici).
Mugnaini è  uno di Viareggio, che conosce bene l’arte delle maschere e delle magnifiche sfilate dei carri grotteschi sul lungomare , il galoppo dell’onda sulla battigia invernale , coi suoi ossi di seppia , le statue scolpite dal vento e la danza del mare; è uno ancora toscano , e conosce l’arte della Lingua italiana e della Parola , che è  “l’unico strumento che media mondo e sentimento e, allora essa deve essere perfetta”.Se saliamo appena un poco più su siamo in altre terre, in culture diverse , di frontiera ( Lunigiana, Garfagnana, ect), fine pianura, pendii scoscesi , colline verdi, radici attaccate a tutti i costi, cave di marmi e lave lavate.   

2. Arte
Ma , onestamente , a dirla tutta , io conoscevo solo il Mugnaini saggista , avevo letto un suo articolo sull’arte che mi aveva intrigato per tutta la sequela (splendida) di ossimori. “L’arte, la più vitale delle cose superflue, la più inutile delle  cose indispensabili” , arte come ”zucchero salato” dal gusto sapido e a tratti amaro delle coscienza del tutto;  e poi un po’ di Pavese , Alvaro, Goethe, Adorno, Goethe, e naturalmente Wilde , per finire con un condivisibile assioma: “ l’arte aiuta a vivere, ma non salva, non evita il tonfo, la caduta, la ferita, anche se permette di sognare, di volare”. Insomma le nostre strade s’erano già incrociate, ma è stata  Cristina Bove , la Grande Giardiniera , che mi ha fatto scoprire l’altra faccia , l’altra strada di Mugnaini , quella della poesia , costruita come un movie road , che ha molte simbologie e attualità,  che si fa spesso cronaca, pur nella ricerca dell’astrazione. Ad esempio  Strade” mi ricorda, fin quasi nei dettagli , la scena finale di quel magnifico  film , quando l’auto , la mitica Lancia Aurelia B24, esce di strada e precipita sulle rocce della scogliera toscana, quasi in un silenzio spettrale . S’avverte solo l’urlo senza tempo del mare , con quell’onda immensa di risacca che rifrange sugli scogli , - metà luce di spruzzi d’argento e diamanti , metà ombra e tenebra di morte (…Scruti il guard-rail/ con la coda dell’occhio lasciando solo un esile/ spiraglio al sogno, Il sorpasso, il mare verde/ di Castiglioncello, l’urlo di un’onda fulminea,/ sole, vivo, abbacinante, sulla strada salmastra del tutto, del niente) .
E’ un film  di un simbolismo radicale , una vita da “sorpasso”, un po’ come la poetica del Nostro, che naviga “sull’onda dell’incertezza”, in equilibrio precario, con il mirino della telecamera che inquadra la “forza di suggestione”  di un particolare  , ascolta la “voce del silenzio”  e nella percorrenza di questo “antidestino” che è l’arte , luogo di perfetta libertà,   gioca a  “sorpassare se stesso” , il senso del tempo, della propria precarietà , del proprio naufragio, del proprio fallimento  (…“sarebbe tempo di scrivere solo del tempo,/ come un naufrago che si innamora / dell'acqua che lo strangola e si abbandona”) . Non ha rimpianti, non si specchia alla fonte , né si compiace della propria bravura. Ma dimentica se stesso . E anche questa è un’arte non trascurabile.

3. Ironia
Come ha osservato Fontanella , Mugnaini è uno che si sente “inadeguato”, che sta sempre sul “baratro”,con il “cappio” alla gola, e che tuttavia “non rinuncia al confronto”, e non esita a offrirsi ogni volta in tutto il suo disarmante candore”. Insomma si mette in gioco , non si tira mai indietro. Benché abbia “un’aspirazione alla tregua , egli conserva la coscienza del dramma esistenziale,  e carpire la pace dell’attimo è drammaticamente tutto ciò cui si può aspirare”. Ma il magma del sacrificio non si spegne sotto lacrime non vissute, nell’attesa di un rimorso e di una diminuzione necessaria . Nella sua poesia quasi sempre “disperatamente magica” , e “luminosamente spietata” ,  nella sua nuda verticalità espressiva  (   Non è più concesso, o almeno opportuno, /lasciare spazio al rimpianto. Visi che erano /sogno, brivido che squassava la schiena, /speranza, pazzia) , c’è una vena d’ironia ( un popolo senza ironia sarebbe barbaro , aveva detto Palazzeschi, suo corregionale), che lo salva da quelle tempeste  di  memoria a fil di pelle che squassano tutti i poeti.

4. Parola
Ma a ben vedere il  viareggino  è soprattutto il  poeta dei “ponti interrotti” , i fragili ponti di parole , della sillaba franta , o della frase spezzata, che devono essere ricostruiti  ricuperando  quel senso di  ri-incontro , stupore e  spazio infinito , svelare il mistero che cela i nomi delle cose  perché   “dare, ora, alle parole/il giusto peso, è tutto/ciò che abbiamo” …//Tocca al poeta sollevare le parole / con le braccia, sentire la pelle / bruciare di sudore ad ogni sillaba / che riga l’asfalto, ogni silenzio / che sfregia la spina.
La parola di oggi è solo bla-bla , violenza dell’aria,  polvere di cipria, stele oltraggiata, pietra disonorata, fredda luce non usata ,  piano di pianto, Sms che stravolge e depreda ogni lingua  “come se si potesse scarnificare la parola,/ irriderla, violentarla e lasciarla lì, /occhi gelidi, incolume, feroce, ancora serena..
Ed ecco, allora,   lungo la strada litoranea la faticata parola degli operai che ridono con la bocca di mattoni e di cemento, gli operai che sanno del tremore degli alberi e i movimenti delle nubi (frecce di sangue, al tramonto) , del rumore incessante del martello pneumatico ,  del delirio circolare in cui vive l’uomo di strada che cerca la pausa come schiarimento dell’anima , sanno della concavità della memoria , del magma che ci avvolge, della necessità del   “sorpasso”  di se stessi per poter sperare ancora nell’uomo: “Ride, lui che sa, conosce la consistenza/ del bitume”.
E tuttavia  Mugnaini non  rinuncia alla sua prigione. Fa costante esercizio di pazienza e di equilibrio quotidiano del proprio scacco di vivere, spezzandosi la schiena mille e mille volte prima di ripresentarsi al pubblico. Tenta il sorpasso della propria disperazione , sospeso al filo delle parole , vede come le cose passano attraverso di lui e lo spazio in cui succedono, uno spazio che è anche il tempo.  E’ lui il primo a sapere che la sua opera è solo un ponte di mediazione , e che il poeta non è un piccolo dio , ma voce di tutti e di nessuno. A lui non interessano le quasi verità e il quasi  delirio ,  né contano le suggestioni del  ritmo giambico e il fremito  di liquide allitterazioni. Qualsiasi cosa possa aver ispirato la sua voce (ispirazione ,inconscio , azzardo , accidente , rivelazione)  essa rimane voce di ciò che è altro, ” magia liberata dalla menzogna di essere verità”.

5. Sorpasso
Quel che conta veramente è  andare “oltre”, è il sorpasso , inseguendo che cosa? Non lo sappiamo, magari una trattoria di Ferrara , che ha lo stesso nome, ed è nel cuore medievale della città, dove Luchino Visconti  girò alcune scene del mitico film “Ossessione” , e dove fanno le “tagliatelle al sorpasso”, le polpette di alici e i maccaroni  Montalbano, in una mescolanza siculo-ferrarese;  o un negozio dove fanno scarpe che sono come ali ai piedi , e si chiamano – neanche a dirlo - “Il sorpasso”, e ci puoi girare il mondo senza fatica;  o , infine, a Piazza Risorgimento , a Roma, dove “Il sorpasso”  è un Caffè, ma anche una filosofia di vita , dove puoi trovare il trapizzino alla Trilussa , una pizza bianca di forma triangolare farcita con i piatti tipici della cucina romana, e naturalmente aperitivi alla Sainte Beuve , cocktails e dintorni gogoliani o caravaggeschi , ma anche la birra bavarese di Augustus Wiezen , a metà tra Goethe e Papa Ratzinger , un doppio malto di frumento e di lievito a fermentazione naturale. Ma forse  non ci troverai il “vermentino” , la farinata e l’ironia spezzina, né la “lei” che avrebbero potuto salvarti o perderti : “Non sarà certo il chiarore di un vermentino/ a salvarmi stasera in questa bettola di lusso/ di La Spezia, anticamera ironica del nulla, risate /e focacce quasi tiepide, e tu, la pelle delle mani,/ gioco pigro dei bracciali, oro puro che suona come ottone”.
Non c’è neppure il salgariano eroe della nostra infanzia, che ci aveva fatto ridere e sognare: “Abbiamo rivisto insieme, tu ed io, /passato a tarda ora, su una rete infima,/ minore, “Sandokan”, lo sceneggiato /a colori di una gioventù ruggente”. Quello che ti (ci) attende è solo un’ombra liquida  ,l’ora definitiva , un antico desiderio di morte, una pratica da sbrigare con massima celerità , e senza arrecar disturbi e fastidi al traffico cittadino :”È cosa da poco, in fondo, la morte, banale, / veniale o giù di lì, di sicuro scontata”

6. Amore
Il  sorpasso , il primo road-movie della storia del cinema , da cui prese spunto Dennis Hopper per il suo mitico “Easy Rider”, non è citato a caso dal toscano Mugnaini , che ben conosce il film e  quei posti , che descrive nella lirica  ancora vivi, pregnanti, attuali ( “anche la realtà è sogno”). Sono pressoché gli stessi scenari  del finale del film , il castel Sonnino sul promontorio, la cala del Leone , le scogliere della Calignaia  e del Sassoscritto , quelle curve scoscese che anch’io ho percorso , negli anni ’70, quando abitavo a Quercianella , e mi recavo ogni mattina a Livorno. E, per astrazione ,  mi sembrava – effettivamente - di andare “oltre” me stesso, dove in qualche luogo mi ritrovavo ad attendere il mio (miracoloso) arrivo. E’ un po’ – forse – quello che accade a Mugnaini, quando se ne va a Castiglioncello, a fare shopping di solitudine , in cerca delle sue oscure verità,  sguardi  di cenere congelata , corpo che si sdoppia e si guarda: un Ivano  è prigioniero nelle lamiere dell’auto ,l’altro si fa scintilla, onda giaguaro , teschio , cratere, silenzio, sogno,  e vola .Ma poi ritorna in terra, e  non chiede nessuna amnistia, ma  Almeno allora uno sconto di pena alla pena/ dell’essere, una via di fuga, d’ingresso, d’uscita,/il lusso di un carcere aperto alla speranza/ della redenzione, il crimine antico di ritrovarsi/ colti clamorosamente sul fatto, nel sacco entrambe/ le mani, in piena flagranza di reato, nell’atto doloso,/e recidivo, di essere ancora vivi, ancora umani”.
E quelle  sue parole nate dalle ombre segrete del  silenzio , flusso luminoso d’energia ,  sono sculture scolpite dal vento , coscienza protesa all’avvenire,  sono parole d’amore , un monumento pubblico al buio del  Milite Ignoto dell’esistenza , che è dentro ciascuno di noi , quel milite che ha il coraggio di vivere e lottare ,“malgrado – come annota Roland Barthes - le difficoltà della mia vicenda, malgrado i disagi,/i dubbi, le angosce, malgrado il desiderio di uscirne fuori,/dentro di me non smetto di affermare l’amore come un valore  e cerca una guida , un senso, un giusto cammino , un riconoscimento di sé stesso quale innamorato folle della poesia,  nella certezza che nessun potere, / nessun politicante avvelenatore di sangue / e di sorrisi potrà mai strapparmela”.
Anche se l’Italia dei sistematori di poesia è ignobile – scrive Alberto Bevilacqua -, forse un giorno qualcuno scoprirà in modo giusto questo tentativo di “Sorpasso” della poetica di Mugnaini. Ma è difficile , ridotti come siamo a fumo pietrificato, in patrie sempre più straniere, in percorsi ineluttabili e sempre più disperati, in strade senza vie d’uscita e senza orizzonti, anche se non ce ne accorgiamo, non lo sappiamo ancora che siamo tutti dei disperati. Ci vogliono i poeti come Mugnaini  , che scrivono parole interdette, segni  intrecciati su una pagina di quaderno , che può essere vasta come un letto di mare, ci vogliono questi erratici visionari, cercatori d’oro e di veleni , che portano  alla luce un potenziale mistero, dono, follia e (forse)  un attimo di felicità  (È istante in cui la mente / diventa riflesso di sole, sorriso profondo del cuore. /avrai il dono scabro/ di un attimo: l’istante/ in cui ti senti vivo, seppure fragile, / inadeguato all’eterno. Ci vogliono i poeti come lui , che cerca un barlume di autenticità , che  si mette in gioco, rischiando, che fa “Il sorpasso” in curva  , e non ha  una Ferrari, né una Honda , forse non sa nemmeno guidare , ma sfida lo stesso il proprio destino  . E  lo  fa  per amore, nient’altro che per amore.


Roma, 18 maggio 2012


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