martedì 7 febbraio 2012

Vittorio Gassman : addio vecchio mattatore

                           VITTORIO GASSMAN 
      ADDIO, VECCHIO MATTATORE -
                   DI AUGUSTO BENEMEGLIO





1.     La morte non si lasciò incantare

Poco prima di morire , Vittorio Gassman , diede l'ennesimo addio al teatro, sperando di esorcizzare la morte , ma la morte , con cui aveva a lungo lottato - e vinto -  nelle vesti di Brancaleone  ( forse il suo capolavoro)  e in altre mille “finzioni” , stavolta non si lasciò incantare. E non accettò alcuna  partita a scacchi, come forse – romanticamente - avrebbe voluto lui , grande ammiratore del “Settimo sigillo” di  Bergman.  Non gli andò incontro a viso aperto , ma lo ghermì  di soppiatto , di notte, nel sonno. E così , a 78 anni ancora da compiere , dopo 60 anni di palcoscenico, disse basta davvero, addio, amici, addio pubblico amato e odiato . Non so dove andrò , non so se esiste quell’equazione tra luce essere e immortalità. Probabilmente non esiste nulla, al di là di questa vecchia carcassa già nutrimento dei vermi. Ma io sono riuscito , proprio in questi ultimi tempi , a entrare nella comunione totale con l’Universo.  Sono riuscito a perdermi in quel puro godimento disinteressato , in quella modesta e segreta complessità che è l’ironia e  una buona vena d’umorismo.  Ormai la morte non la temo più. Anzi, sapete che vi dico?, la sfotto la vecchia con la falce.

2. Da Eschilo al marchese Caccavone  

E la morte se lo prese il 29 giugno 2000 , giorno di upanishad , di luce intensa che brilla al di là di tutto, nei più alti mondi, oltre i quali ve ne sono di più alti ancora , che è poi in verità la stessa luce che brilla all’interno dell’uomo, la stessa luce che brillò per molti anni  nel suo cuore grande  e squassante. Il suo addio lo aveva dato poco prima , anche se non credeva fosse quello definitivo. Un addio da vecchio mattatore , nel modo più eccessivo, più plateale   possibile : esibendosi – anche col supporto televisivo – in tutto il suo repertorio ,  che era immenso. Da Eschilo al marchese di Caccavone, quello della teoria del niente , facente parte dell’Accademia degli Incauti ( “ Il niente, adunque , sarà il soggetto del mio discorso. Parlerò del niente e del niente dirò appunto cose da niente , onde da voi non chieggo che attenzione da niente”)
 Ma io , personalmente , lo ricordo ancora giovane in  un formidabile Otello, lui e Randone che si scambiavano i ruoli di Jago e Otello , e poi in  Macbeth, Edipo, e  Sofocle . E una volta , al Sistina , nell' Uomo dal Fiore in bocca, un  pezzo antologico  che Vittorio volle riproporre in segno di omaggio  a Pirandello , un brano testamen tario forte, impregnato di Sicilia , dichiarazione d'immutato amore  per la sua terra.

3.Il Premio Barocco
 
Poi Gassman si è trasformato di volta in volta in  tennista ( era stilisticamente brutto a vedersi , giocava da autodidatta , molto frontale, ma aveva una possanza atletica davvero straordinaria) , polemista, seduttore, patriarca , vagabondo, poeta e romanziere. E in quell’addio ripercorse tutti i  ruoli  accarezzati , introiettati e interpretati non solo sulla  scena, ma anche nelle varie stagioni della sua esistenza. Ed allora riecco Gassman-Adelchi ,  con un Manzoni indigeribile , un Gassman hollywodiano , in tono decisamente  minore , ora zingaro, ora maestro d’orchestra , o principe russo ( chissà perché gli facevano fare la parte dello slavo ) fino all’ultimo straordinario, eccezionale Gassman-Achab , Gassman-Ulisse.   Gli mancò il ruolo di Don Chisciotte , ma Brancaleone tale è , la mimesi del Cavaliere dalla triste figura.
E poi  c’era il Gassman disperato,  malato , solo , in preda  alla più cruda depressione ( Mi ha riferito un eccellente dermatologo  talentino,  che ebbe in cura  Vittorio , che aveva dei veri e propri buchi ai  piedi, frutto delle sue ansie e angosce) Ma passati i periodi di depressione , Gassman tornava quello che da sempre abbiamo conosciuto, egoista , vanesio , goliardico, eccessivo. Molteplice. “In realtà, Vittorio è un timido”, mi disse una volta il suo grande amico gallipolino , Carlo Mazzarella, che ogni tanto , d’estate, incontravo al Marechiaro di Gallipoli, dov’era ormeggiata la sua barca. “ L’ho invitato tante volte a Gallipoli”, mi disse Carlo , “ ma ancora non ci sono riuscito a portarcelo “. Erano gli anni ottanta e Gassman era ancora sulla cresta dell’onda . A Gallipoli ci verrà molto più tardi , dopo la morte di Mazzarella , in ossequio alla memoria dell’amico , raccogliendo l’invito degli organizzatori del premio Barocco , Fernando Cartenì e tutti i “gallipolesi”, come li chiamò lui. Mi parve  un po’ a disagio, stranamente intimidito .  Forse era  vero che era anche timido . In fondo ciascuno di noi rimane per buona parte un mistero anche di fronte a se stesso. E tutti i Gassman che abbiamo conosciuto , che ci sono sfilati nella carrellata di questi ultimi sessant’ anni  in fondo sono possibili, anche quello imbarazzato di fronte a Maurizio Costanzo che dice: “forse ho sbagliato tutto, non avevo nessuna vocazione per fare l’attore, è stata mia madre che  mi spinse a farlo , lo volle, fortissimamente, perché era stata una sua mancata aspirazione..

4. Il commiato
Infine il commiato. L'epilogo. In  un palcoscenico che ribolliva  di folla delirante.
E lui, Gassman che alzava per l'ennesima volte le braccia come un eroe omerico. Superbo. Unico. Mitico. Ecco le sue dichiarazioni finali: "Gli attori sono una categoria con un forte tasso di imbecillità e di finte  aristocrazie, io ho sempre amato attori e registi che hanno il senso del gioco e della relatività, Monicelli , Scola , Risi , Altman  , tutta gente  che fa le cose seriamente ma non si prende troppo sul serio…Del resto , se  non si rimanesse bambini fino a novant’anni , non si potrebbe fare gli attori".
           Che rapporto ha con i suoi molti figli ?
"I figli sono creature sconosciute con cui il rapporto è ambivalente:  amore e combattimento,ci devono essere entrambe, coni figli si lotta, ho un figlio di 19 anni che amo moltissimo, però se faccio un errore non mi perdona , punta subito il dito, però mi protegge anche".
               Esiste la felicità?
"No. La felicità totale no. Esistono momenti di felicità, uno stupore di stare al mondo, ogni giorno mi sveglio con un cenno di ringraziamento verso l'ipotetico padrone del vapore".
           Crede in Dio?
"Sì, al sessanta per cento. Per il 40 intervengono il raziocinio i dubbi . Ma un frate mi ha detto che la fede che non passa attraverso il dubbio vale di meno".

5. Laurea honoris causa
  A uno dei più grandi  attori italiani di ogni tempo , a una persona di grande spessore culturale, che sarebbe stato qualcuno comunque , anche non facendo l'attore,la Facoltà dei Beni culturali dell'Università di Lecce  avrebbe voluto dare una laurea honoris causa.  Si era già deliberato il tutto , per l’autunno del 2000, ma  Gassman non ha voluto aspettare , o non ha fatto in tempo. Vittorio è morto prima . E così  il riconoscimento al protagonista di tante imprese teatrali ,  al ruolo fondamentale  che Gassmann ha svolto negli ultimi cinquant'anni per la cultura italiana, non gli è stato dato . Riceverlo postumo sarebbe servito  solo a rafforzare la teoria del marchese Caccavone e del Totò della “Livella”: a  niente.
Invece hanno  dato , poi,  sette lauree honoris causa  ad Alberto Sordi, che , con tutto il  massimo rispetto per l'attore ,  come uomo valeva decisamente meno , ed era comunque a distanze siderali da uomini di cultura quali erano Gassman e Bene .
Vittorio meritava il riconoscimento non solo per l'attività in teatro, per il cinema, ma per tutto questo e altro ancora , comprese le sue opere letterarie ,alcune delle quali sono diventate un best-seller. Magari ci avrebbe riso su, ci avrebbe scherzato , con auto-ironia , con auto-sarcasmo, avrebbe recitato una delle sue poesie in endecasillabi: Smettila, stai per essere vecchio / e ancora la tua faccia ti diverte:
    tardare un poco allo specchio è tuttora / l'ora e il gioco a cui sei più solerte.
     Guardati, dunque, guardone! / Eccola, bene a fuoco adesso,
    quella tua faccia che l'età non tocca / se non d'un taglio agli angoli della bocca,
    l'occhio guardingo di chi ha avuto successo; / a fuoco quel collo eretto e fiero
    quando le ruote girano propizie, / e al primo allarme il vuoto, l'umor nero,
    le vergognose mestizie. / Sputaci, nello specchio, vecchio cialtrone.
    Del vecchio vizio è ora di far senza: / prenditi a calci in culo, coglione!

Subito dopo la sua morte , disse  Luigi Santoro, docente di storia del teatro e dello spettacolo e di cinema  presso l'Università di Lecce. “Dare una laurea honoris causa a Gassman sarebbe stata una grande opportunità per quanti fanno teatro dalle nostre  parti - e sono molti - e soprattutto per i nostri giovani studenti. Gassman era  la bandiera , il protagonista  assoluto del teatro italiano nel mondo. E  aveva investito   tutto sé  stesso, la sua vita nell'attività di uomo del palcoscenico".

6.Il discorso funebre di Carmelo Bene

E anche Carmelo Bene , l’antico rivale , che l’avrebbe seguito qualche anno dopo nel regno delle ombre , pronunciò – dopo la morte di Gassman - una specie di  discorso funebre sul futuro del teatro.  Disse: “Tutto il teatro sarà in crisi finchè si continuerà a credere che il teatro sia un raduno mondano, dove andare ad assistere alle recite con gli attori imparruccati che imparano a memoria i testi di chissà chi. Il teatro come lo si intende normalmente è un loculo, ed io non ho mai fatto quel teatro. L’invulnerabilità di Achille è un testo senza autore, perché non importa se c’è Omero o Kleist o Stazio.   Io sto male quando lo eseguo , provo imbarazzo…le stesse sensazioni che provava Vittorio, credo … Il teatro è   uno spettacolo scandaloso , com’è scandalosa ogni cosa divina .  E’  il mio testamento, non solo artistico ma anche privato. Il resto è nulla, non ci sarà nient’altro. Se non il buio sul teatro”.

Roma, 6.2.2012                                                            Augusto Benemeglio

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