venerdì 17 febbraio 2012

Marco Pantani, ultimo partigiano delle montagne

ODE A MARCO PANTANI


Addio, Marco Pantani,
ultimo partigiano Johnny delle nostre montagne
ultima  paga del sabato , /ultima primavera di bellezza
ventitreesimo e ultimo giorno d’Alba /con il casco nella selva 
e la gobba d’oro /e il volto da clown triste.
Con te se ne va l’utopia colorata /di rosa o di giallo
la fatica ossessiva e bestiale /che diventa mazzo di rose rosse
volo  fuga infinita verso il cielo,/scala di seta azzurra.
Addio, Marco Pantani,
equilibrista dolcissimo / e crudele /del nostro destino
che chiude un ciclo  /una storia /e un tempo irripetibile.
Era un ragazzo come tanti,/blu jeans/piadina e balera/
con un sogno grosso così dentro.
Prese la bicicletta / e s'inventò le salite dov’era tutta pianura ,
e  poi le curve - non quelle molli e rosacee
delle ragazze di Romagna  / ma secche come una frustata di  squaw ,
o le discese degli  indiani
E le simmetrie degli abeti  e dei mirtilli  /tra la neve.
Ahi, Marco Burdel!/ Sto qui come un orante /che ritaglia la mano dall’aria
per farti tornare a quel tempo / di assalti esaltanti e pericolosi
quando nel luglio infernale /stavamo svegli sul lettone
ad aspettare che tu /con il duro rapporto /e la forbice degli occhi
avresti mozzato le dita / e le ruote /a tutti
sull’ultima divina salita /sull’ultimo grido
lo sbigottimento /e il  bacio feroce /che faceva rollare i pedali
e t’apriva rughe profonde /sulla fronte vittoriosa  
il  ghigno /che ci faceva restare tutti senza fiato /incollati al televisore
ignari e sospesi / tutti a  pregare /anche gli atei convinti –
–con le mani giunte, senza fiato/davanti a quello schermo
pieno d’angeli / a quell’eden e inferno / in cui Adriano Dezan
coll’ape e il trifoglio pieno di lacrime
e il Gianni Mura grasso sudato / con la nera barba fenicia
e il  volto tenero e duro /Ti cercavano
                           Ti pregavano
E dicevano  col groppo in gola:/ Marco oh  Marco Burdel
se non ci fossi tu / che ciclismo sarebbe?
E ora?/ Siamo tutti orfani senza di te.
 Anche le salite hanno nostalgia /della tua bandana rosa
e di quella musica,/di quell’ouverture da mille e una notte ,
terribile e splendente,/ e anche le ultime aquile
e le ginestre di Leopardi che stanno vicino al cielo
sono condannate alla tua assenza.

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