lunedì 5 dicembre 2011

RFFAELLO BALDINI IL POETA DEL SILENZIO

RAFFAELLO BALDINI

IL POETA DEL SILENZIO


                                             DI AUGUSTO BENEMEGLIO


Poeta paradossale , Raffaello Baldini, che ci ha lasciato da poco , un poeta che non amava parlare , proprio perché sentiva il peso e la qualità di ogni parola , era un uomo riservato che amava il silenzio. “
Zitti tutti “ s’intitola un sua piece teatrale,
“Zitto” ,   una delle sue prime poesie
 e nella prefazione alla sua piece troviamo scritto:
“Ci accorgiamo che nessuno vuole ascoltare , nessuno”
Ascoltare è difficile ,
ascoltare è sempre un po’ diventare l’altro e uno si difende, così, per istinto
“Non si finisce mai di imparare./
Il cinque di spade non dovevo metterlo su. /
 adesso il tre di bastoni /
non lo tiro fuori più
L’intento del poeta è quello di allegare una serie di documenti attraverso i quali  esemplificare la condizione dell’uomo vinto dalla paura,
umiliato dalla vecchiaia, tormentato dalla nevrosi.

E’ una vera e proprio epica del fallimento,
quella che si compone lungo le pagine delle sue raccolte di poesie.
Il suo parlare era tutto nei suoi libri, dove liberava se stesso e la propria
memoria.
La sua arte è fondata su una successione ritmica affannosa
e su una musicalità pregna di suggestioni,
che aveva il potere di trasformare la chiacchiera, il monologo interiore,
la piccola vicenda del quotidiano, in momenti simbolici affascinanti.

Quando lo ascoltavi recitare una sua poesia - scrive Franco Loi -  avevi sempre
l’impressione di trovarti davanti ad un uomo che interpretava una doppia parte
, di autore e personaggio insieme
e avvertivi che tu stesso eri parte di quella recita,
quella nevrosi che vedevi risuonare nell’aria era anche la tua,
era un’entrare nelle allucinazioni di un mondo e capire che quello
era anche il tuo mondo, anche se la voce era estranea e le vicende sembravano  apparentemente che non ti riguardassero;

era uno scorre di parole che non aveva fine,
come onde che si susseguono e s’accavallano ,
e quando sembrano essere assorbite dalla spiaggia – una qualsiasi  spiaggia – invece ritornano , si rincorrono ancora, riprendono l’inseguimento di qualcosa che è più dentro di loro e non fuori, qualcosa che non dà requie e la cui  parola allude sempre a qualcos’altro.

Quei dubbi e quelle inquietudini che Baldini aveva prima di salire sul palco ,
insieme alla magia della sua lingua  e di quella bella musica, ti incatenavano
alla sedia;  
ascoltavi un uomo che ti diceva la tua vita
e lo faceva con il suo occhio bonario, il suo sorriso disarmato e ironico insieme,
la sua intelligenza che sembrava sempre aspettare una parola dagli altri.
Siamo in attesa che lui
ritorni,
come accade nelle sue poesia, che quando tutto sembra finito, si
ricomincia,
c’è sempre qualcosa da dire.
La poesia di Baldini – scrive Franco Loi –
era un teatro drammatico del nostro tempo e le sue parole parevano uscire a fatica pur essendo copiose.
Il suo primo libro di poesie , è "soliteri " , il solitario
Ti travolgeva con il suo dire , con la sua ricchezza della sua sensibilità
allegorica, con quei suoi monologhi che svisceravano ansie, dubbi, contraddizioni della nostra umanità senza speranza.
Era silenzio, l'arte del silenzio.  
È stato uno dei maestri del Silenzio ,
uno dei maggiori poeti contemporanei
ma pochissimo letto e per nulla ascoltato.

                     Roma, 6.12.2011

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