lunedì 5 dicembre 2011

K e le donne

Kafka e le donne

di Augusto Benemeglio


1. K. e Julia
Inizio d'estate 1919, a Praga, in un salone di modista.
K rivede la giovane e attraente Julie Wohryzek, che aveva conosciuto a Schelsen  (vicino a Liboch ) , in febbraio, presso la pensione Studl , dove soggiornavano, entrambi affetti da tbc ( “E’ una bella ragazza che spero sia soltanto un poco malata”) . In fotografia , Julie sembra seria e compita , ma in realtà doveva essere un peperino. K. la descrive così: "Innamorata del cinema, delle operette e commedie , della cipria e dei veli, padrona di una quantità inesauribile e irrefrenabile delle più sfacciate espressioni di gergo, in complesso molto ignorante, più allegra che triste, insignificante come, poniamo, il moscerino che vola contro la mia lampada"
In realtà , K. è affascinato dalla vitalità e spensieratezza di Julie , con lei si diverte molto (non ha mai riso così tanto) e le chiede di sposarlo  Lei è piuttosto restìa , ma K insiste e la convince .Fissano la cerimonia per novembre
Appena ne viene a conoscenza Hermann Kafka , il padre di K, gli dice: "Sei proprio un imbecille!, quella ha indossato una camicetta che la faceva carina , le ebree di Praga se ne intendono , ha rialzato un poco le gonne , quell'oca nauseabonda , e tu hai perso la testa , hai deciso naturalmente di sposarla. E il più in fretta possibile, vero? Fra una settimana, domani, oggi!...non sai far di meglio che sposare una prima venuta?...Non ci sono altre combinazioni?..."
K. è come tramortito, fulminato dalla sua spaventosa preveggenza… Sette anni prima, nella "Condanna", aveva messo in bocca al vecchio Bendemann esattamente le stesse parole a proposito della fidanzata del figlio George!!!


 2.K. e Milena
A Praga corrono voci infamanti sulla giovanissima Milena Jesenskà, figlia di un docente universitario. Si dice che sia una drogata e una lesbica. Il padre la fa rinchiudere in in Istituto religioso, ma lei scappa e va a vivere con un certo Ernst Pollack, impiegato di banca un po' scapestrato, che frequenta ambienti pseudo letterari. Il prof. Jesensky rintraccia la figlia e la fa rinchiudere in una clinica psichiatrica, dichiarandola pazza. Milena ne esce nove mesi dopo e , ormai maggiorenne , sposa Pollack, vanno a vivere a Vienna , arrabbattandosi
alla meno peggio. Scrive articoli di cronaca su alcune riviste , dà lezioni di ceco e si lancia nelle traduzioni. Vorrebbe tradurre in ceco "Il fuochista" , che è il pretesto delle prime lettere tra K e Milena, allora ventitreenne , mentre K ne ha trentasette e le scriverà moltissime lettere d'amore:
" Amore è per me il fatto che tu sei...che tu esisti... ...In te sento la vita che mi tende la mano...tu sei per me un principio, una luce nella tenebra...”
Si scrivono a lungo senza vedersi, anzi K esita a lungo prima di conoscerla di persona..teme che la realtà distrugga l'immagine ideale che si è forgiato di Milena…Ma l'incontro ci sarà , a Vienna, il 30 giugno 1921. Si vedranno qualche altra volta... Ma le lettere subito dopo si diradano;  per K , che è gravemente malato, l'amore diventa motivo di ulteriore sofferenza...Non osa più aprire le lettere di lei ,infine la supplica di non scriverle più...Sarà la sua Frieda ne “ Il Castello”, una sorta di Beatrice...(kafkiana , naturalmente ).

3. K e Felice Bauer
K aveva conosciuto Felice Bauer il 13 agosto 1912, il giorno in cui si era recato a casa di Brod , il suo amico-editore , per un’ultima supervisione al manoscritto del suo primo libro , “Meditazione” . Probabilmente era stato  lo stesso amico Max che l’aveva  fatta venire , da Berlino , affinchè conoscesse Franz che gli
aveva confidato le sue riflessioni sul matrimonio. “Lo dice anche il Talmud : Un uomo senza donna non è una creatura umana” . Un mese dopo ha già deciso di sposarla, e le propone di andare in vacanza con lui, in Palestina,   nonostante una prima impressione del tutto negativa  ( “Viso ossuto e vuoto, portamento da domestica, vestita alla casalinga, naso quasi rotto , capelli biondi e lisci, senza attrattiva , mento robusto, denti orribili.”) che non trova giustificazioni nelle immagini fotografiche della ragazza.  Si fidanzano, si scrivono tante lettere , ma il rapporto rimane sterile , totalmente sterile dal punto di vista della
creazione. “Come potresti amarmi, io che sono l’essere più inetto, più disperso, più incerto”. Sei mesi intensi di corrispondenza  in cui K confessa che la sua salute è appena sufficiente per se stesso, ma non lo è per sposarsi e men che meno per avere dei figli . Cerca di preparare Felice a sentire cose ancora più gravi e in marzo del 1913 si reca più volte a Berlino con l’intenzione di dirle tutto. Dopo aver incontrato , per la prima volta, i genitori della sua fidanzata, -che mostra "una languida indifferenza" , - K capisce che il loro rapporto è agli sgoccioli. Le lettere si diradano, i sentimenti si intiepidiscono, tutto sembra esaurirsi. Ma K. , quasi a voler forzare il destino , propone a Felice il matrimonio , quale " ampliamento ed elevazione delle loro esistenze". E' la fine di maggio del 1913, ma a Luglio ci ha già ripensato e chiede alla fidanzata di dimenticarlo , di " guarire da lui" . E si stupisce quando lei risponde che vuole tentare "l'impossibile" , che vuole "farsi carico di questa croce" . Le dice: " Ma non capisci che se vivessimo insieme diventerei un pazzo pericoloso che bisognerebbe bruciare?... Il suo problema non sta nell'impossibilità di essere marito e padre , ma nel conciliare matrimonio e sessualità, quella "scoppiata sessualità delle donne, che è la loro impurità naturale".. e " il coito quale punizione della felicità di stare insieme .
Vivere possibilmente da asceta , più asceta di uno scapolo, questa per me è l'unica possibilità di sopportare il matrimonio". A Felice aveva già confessato che "il vero oggetto della mia paura - non si potrebbe dire o sentire una cosa peggiore – “è che non potrò mai possederti, Felice. Mi limiterò a baciare , come un cane forsennatamente fedele, la tua mano distrattamente abbandonata"... Eppure c'è chi , come Elias Canetti, ipotizza  che K. abbia avuto un figlio segreto da Greta Bloch, amica intima di Felice , che si era prestata come intermediaria per salvare il loro rapporto in crisi.
4. K e Gerti Wasner
Nel giugno 1913, K parte per l’Italia: Trieste, Venezia, Verona, e infine Riva del Garda, al sanatorio del dottor von Hartungen. Da sempre, anche prima di ammalarsi seriamente, K ama soggiornare  in questo genere di stabilimenti, solitamente situati in mezzo al verde, luoghi di riposo più che di cura con clientela piuttosto agiata , vita mondana che lui osserva con occhio ironico, dame molto belle, sole , annoiate, amori effimeri. A Riva, K si infatua  di una giovanissima fanciulla svizzera , Gerti Wasner, che vive a Genova.  E lo scrive a Felice: “Al sanatorio mi sono innamorato di una fanciulla, una bambina  più o meno di diciotto anni , non è particolarmente matura eppure è piena di valore nonostante un carattere morboso , è veramente profonda. Ma forse per destare la mia attenzione nello stato di vuoto e desolazione nel quale mi trovavo sarebbe bastata una fanciulla molto più insignificante “.
K non menzionerà mai il nome della ragazza, ma fornisce dati che fanno risalire facilmente a lei. Del resto tutto il loro rapporto amoroso consisteva  in una discussione a colpi convenzionale , tra una camera e l’altra, qualche saluto dalla finestra, ascoltare qualche colpo di tosse o qualche lieve canto prima del sonno.

(continua)

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