La Vergine di Surbo
avete mai visto la statua di cartapesta
dietro le nubi del cielo ,
nel calcare di vento?
( ci vuole una sera dolce e crudele ,
da spada e miele
per vederla)
è la vergine di surbo dai capelli leggeri ,
con afrori strani che aprono
taciturni inviti nel sangue
un tempo avevano mani magiche
i cartapestai leccesi / che facevano
levare nuvole di fumo/
al cui diradarsi appariva una madonna barocca
contadina
/che esprimeva lo squasso mistico
e il genio antico /dei barbieri di via Grandi
/ che tra un salasso e una barba / con abili
dita / plasmavano tozzi di creta informi /
e davano vita /ai pupi del presepio
oh, vergine di surbo,
sei un fremito d’aria e un filo di luce –
un blocco di sale sgretolato ,
un profilo di statua
appena sbozzato di malinconia ,
creatura pallida ambrata e cieca
coi teneri sudori e buoi asinelli pecore
angeli pastori e cammelli/
capanne
san giuseppe e bambinelli
che ti fanno contorno/
anche l’alba e il tramonto
s’inchinavano a tanta bravura ,
e
incrociavano le loro mani guardando
con stupore quelle meraviglie
ridere sulle mensole di spuma da barba
oh, vergine dea di marmo ,
leonessa di delo, fossile imbiancato,
respiro di un nome che il mio cuore sconta
ora sembri danzare su te stessa
come un carillon che fa musica strana
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