JOHN FANTE IL DOSTOEVSKIJ
DI GUARDIAGRELE
di Augusto Benemeglio
1.
Il comandante
Marrone
Il
Comandante Mariano Marrone , di Guardiagrele (Chieti) , era imparentato
con la
famiglia Fante , e molti anni fa, prima di diventare ufficiale delle
Capitanerie di Porto e Comandante del Compartimento Marittimo di Gallipoli
era stato
imbarcato su diverse Navi Mercantili come Ufficiale di Macchina,
, e
capitò più di una volta che sbarcasse negli
Stati Uniti, dove aveva conosciuto e fatto
amicizia con la famiglia Fante , americani
con origini italiane , proprio di
Guardiagrele , il suo paese
Mariano
mi raccontò di aver parlato spesso con Frank , il nipote dello scrittore John; suo coetaneo ,
che ancora parlava qualche parola dialettale abruzzese. Ma la prima volta , quando era giovanissimo , alla fine degli anni 50’, incontrò
proprio John , e me ne parlò diffusamente , a Roma,
quando eravamo insieme al Ministero
della Marina. Io ero molto incuriosito , avido di
notizie.
2.
Scrittore ammirato
da Bukowski
Per la
verità – disse Mariano - l'ho visto e ci
ho parlato una sola una volta e tuttavia m'è parso chiaro che si trattasse di
un "wope" , cioè il tipico
italo-americano, sradicato, non
integrato , nonostante lavorasse ormai da diversi anni a Hollywood come
sceneggiatore. E per tutta la vita soffrì di questo complesso , probabilmente .
Di fare lo sceneggiatore gli interessava molto poco , la sua ambizione era di essere
riconosciuto per quel che sentiva di valere come scrittore , scrittore intenso
, di raro equilibrio, nuovo, originale , al punto tale da essere ammirato e
preso come modello dal grande Charles Bukowski . Ma anche Elio Vittorini intuì
la sua grandezza di scrittore e non esitò a tradurlo e farlo stampare, in Italia,
già nel 1941 , quando la fama di Fante come scrittore era praticamente zero. E
infatti in Italia il suo libro Chiedi
alla polvere fu un fallimento .
Ma il suo "Arturo Bandini"
, scrive Santoro,
ci
trasporta in un universo marginale, fatto di squallidi albergi e di
locali
dozzinali; uno straordinario viaggio interiore, un percorso tra i
pensieri
e i sentimenti di un giovane di vent'anni, con le sue ingenuità e
contraddizioni
ma anche con la sua sostanziale nobiltà ed elevatezza
spirituale.
3.
Vinicio Capossela
Molti
scrittori americani – scrive Vinicio Capossela - hanno reso grande il mito dell'America
asfaltandone le strade,cantando i posti di ristoro, gli occhi
di
marmellata delle cameriere , il fresco, la penombra dei bar prima dell'
assalto
della sera. John Fante ha fatto tutto questo, ma , a differenza di
Bukowskj,
il Cristo che l'ha resuscitato in vita,
ha conservato anche gli
occhi
italiani, occhi malinconici, occhi di sua madre, ostia sacra,sacrificio della
carne della Famiglia.
4.
Chiedi alla polvere
"Chiedi alla polvere" mi fa lo stesso
effetto che faceva a lui leggere
Dostoevskij
. Maccheroni riscaldati e bestemmie , il velo di caglio ossidato
e la
tazza iridescente del tè senza limone. La sua scrittura scioglie il nodo del
risentimento , ti permette di abbracciare i tuoi vecchi nella loro disgrazia,
nella loro miseria, nel loro decadimento .Io me lo ricordo bene , - scrive
Diego Ramirez , scrittore colombiano che faceva l’usciere a Hollywood - il vecchio John, poco prima di morire , era cieco e malato di
diabete , dettava alla moglie il suo ultimo romanzo , "Sogni di Bunker
Hill" e lì dentro c'era c'è tutto il dramma e il destino degli immigrati
italiani in America. E sai che ti dico, amigo?, mi fa Diego. A John Fante voi italiani dovreste fare un
monumento, invece non sapete neppure chi è. Vergogna!...
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