ANTICA MUSICA E DANZA NEL TACCO D’ITALIA
1.Che
così’è la musica?
“La
musica - scrive Rilke - é l’albero che
nell’orecchio sorge, le cui radici affondano nelle regioni oscure e caotiche
della psiche e le cui chiome toccano i
cieli intatti dello spirito”. …
2.Cos’è la
danza?
La danza
non è, - secondo Van der Leeuw , un
fatto estetico , ma un culto in cui la vita ritorna col suo potente
ritmo primordiale . Danzando gli uomini si pongono su un piano di realtà
psicologica differente da quello normale: divengono animali , cacciatori ,
esseri divini, eroi; luna e vento , sole e stelle, s’immergono in uno schema di
rappresentazioni mitiche che vengono riattualizzate a vantaggio dell’individuo
e del gruppo. L’uscita dal sé ordinario non è
una finzione , una recita, ma una realtà; i partecipanti non avvertono
alcun distacco tra il personaggio rappresentato e chi lo rappresenta .Anche per
Platone la danza era di origine divina , i gesti nascevano dal profondo
dell’anima , l’entusiasmo era il segno della presenza interiore del dio.
Nelle varie
tarantate e pizziche , c’è musica , ma soprattutto molta danza ,
danza primitiva del tipo sopra descritto
. Non so tutto quanto sopra detto c’entri con il risveglio prepotente
che c’è stato in questi ultimi anni
nel Tacco d’Italia , (e il momento perdura felicemente) della musica
etnica e popolare salentina , facente
parte delle antichissime tradizioni ,
(risalente , secondo alcuni studiosi, addirittura , al neolitico) , fattostà che
il fenomeno si è esteso a macchia d’olio in tutta la regione ,
facendo sì che in ogni più piccolo
paese del tacco ( e ce ne sono
tantissimi) nascessero come funghi gruppi etno-musicali , alcuni di essi ormai famosi anche in campo nazionale, con tutte le
polemiche indotte ad arte che ci sono state .Parliamo dei Tamburellisti di Torrepaduli, il Canzoniere grecanico, gli Xanti Yaca , i
Ghetonia, gli Aramire’, i Menamenammo’ , gli Officina Zoe, l’ Aracne
Mediterranea , i Lazzaruni di Gallipoli e la Compagnia Salentina
di Casarano , e tanti, tantissimi altri
che non conosco.
3. Estati
ossessive
Ad ogni
estate ormai si registra una proliferazione straordinaria di musica
folk , una vera e propria “full
immersion” di musica etnica che sta
entrando a far parte di repertori di famosi cantanti ( vds. Edoardo Bennato) ,
e si può dire che non ci sia ormai serata estiva senza tarantate e pizziche , che si cantano e si ballano un po’ in tutte le piazze , gli stadi, i
locali notturni e le spiagge del
Salento. Dal nord leccese di Squinzano ai paesi bianchi e rosa del Capo ,
Tricase Castro e Leuca , risuonano
flauti , tamburelli e tiritacchete (nacchere salentine) ., mandole , armoniche a bocca e violini, organetti diatonici e fisarmoniche ,
chitarre e tamborra ( tamburello sordo,
senza sonagli) e voci…voci ritmiche e
ossessive salentine. Sono queste le
radici musicali di queste terre
estreme del tacco d’Italia , un tempo
veri e propri riti liberatori della
civilta’ contadina , con la ragazza tarantata che faceva mosse e
contorsioni altrimenti proibite. Si tratta , come accennato , di riti antichissimi che probabilmente si
rifanno alla cultura pagana , ma ci
sono tutta una serie di interessanti aneddoti al riguardo.
4.Federico
II
Si racconta
che perfino l’imperatore Federico II ne
abbia assistito ad un caso di tarantismo rimanendone assai colpito e
affasscinato. Il fatto sarebbe avvenuto a Otranto nell’estate del 1230 , presso l’antica “ Torre del serpe” , (ora esiguo diaframma di una torre cilindrica , ma un tempo antico
fanale ad olio del porto) e Federico avrebbe poi incaricato uno dei suoi scienziati arabi di studiare il fenomeno,
fenomeno di cui esiste testimonianza
certa da parte di un erudito viaggiatore
del XVII secolo , un etnologo ante
litteram , l’Abate Giovanni Battista Pacichelli , che nel 1684 scrisse da Ostuni:
“…C’è un picciol animale in questa città chiamato Tarantella ,simile a
una mosca grossa verde e rossa sopra , che punge insensibilmente l' estate ,
obbligando a ballare al sole , in quell’aria , del violino o altro
istrumento a veder gli specchi le
fettucce o altri oggetti allegri finchè viva lo stesso animaletto, sì come io stesso ne ho veduto più volte i
segni , in altrui, che si chiamano gli Attarantati e danzano al suono del tamburello…”.
5. Il
tamburello
Il
tamburello, strumento principale
dell’etnomusica salentina, che
qualcuno afferma sia stato trovato addirittura nella Grotta dei Cervi di Porto
Badisco e questo la direbbe lunga sulle origini delle tarantate e pizziche che ritessono la storia antichissima del
Salento, storia di danze rituali
individuali o collettive che sopravvivono ai
giorni nostri in almeno tre forme : la pizzica tarantata , classica , la
pizzica de core che si danza soprattutto
in occasione di feste popolari, di matrimoni, battesimi e feste familiari. Si
tratta di una danza "saltata" di coppia mista e ritmo veloce che
viene ballata da tutti, grandi e piccoli, diventando espressione di sentimento
di gioia. La pizzica de core rappresenta bene i sentimenti d'amore, la passione
e l'erotismo. Infine la pizzica – scherma,
un ballo tipico di Torrepaduli, frazione di Ruffano che va in scena nella notte tra il 15 ed il
16 agosto, festa di San Rocco. E' una danza rituale di coppia, a tema
antagonista, che in passato prevedeva la presenza di coltelli (Danza delle Spade)
nelle mani dei danzatori e radunava i migliori suonatori di tamburello attorno
ad interminabili ronde di danze e sfide che si prolungavano per tutta la notte.
Oggi i coltelli sono sostituiti dalle dita: indice e medio della mano
colpiscono il petto dell'avversario; tutt'attorno è musica e rullare di
tamburelli a cornice. La scherma è danzata soprattutto da uomini e si
accompagna bene con l'armonica a bocca.
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